MANCANO DATI SU 850 MILA CHILOMETRI DI STRADE, MA A CARATTERIZZARE LA SITUAZIONE ITALIANA ANCHE 1.040 OPERE INCOMPIUTE.
«Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione perfetta per sbloccare progetti fermi e attivarne di nuovi, anche in previsione dell’incipiente transizione del nostro Paese verso le smart city» sostengono gli analisti di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.
Le infrastrutture sono uno dei nostri più grandi patrimoni nazionali, eppure in Italia non esistono dati certi per ben 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.320 cavalcavia.
A caratterizzare la situazione italiana anche inefficienze e sprechi: dalle 1.040 opere incompiute o bloccate per un valore complessivo di 4 miliardi di euro ai dati mancanti per circa un milione di chilometri di strade e ferrovie.
A metterlo in evidenza è Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, secondo la quale il PNRR potrà dare un contributo significativo anche nel recupero delle nostre strade.
Secondo la Geografia sull’Efficienza Infrastrutturale disegnata da Sensoworks basandosi sull’analisi di dati Istat, Eurostat, Aisre, Unioncamere e Confartigianato, il divario infrastrutturale italiano dipende prevalentemente dai procedimenti burocratici, che nel nostro Paese sono farraginosi in quasi tutte le nostre regioni.
Seicentoquaranta sono le grandi opere incompiute, per un valore complessivo di 4 miliardi di euro, e 400 sono le opere bloccate per motivi burocratico-autorizzativi o per contenziosi vari, per un valore di 27 miliardi di euro. Insomma in totale ci sono 1.040 opere incompiute o bloccate.
A quidare la classifica delle opere incompiute è la Sicilia, la regione che ne ha il più elevato numero (162), pari al 25,3% del dato totale nazionale (640). Escludendo l’ambito statale/sovra-regionale, la Sicilia si classifica inoltre al primo posto anche per lo spreco in termini economici: 488 milioni di euro, pari al 12,2% del dato nazionale che somma 4 miliardi di euro.
Per quanto riguarda poi i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, la media italiana è di 4,4 anni. Ma a livello territoriale si toccano valori ancora più elevati in Molise (5,7 anni), Basilicata (5,7 anni), Sicilia (5,3 anni) e Liguria (5,2 anni).
Le regioni più virtuose sono invece Lombardia ed Emilia Romagna, dove le opere infrastrutturali sono terminate con maggior velocità. Le due regioni si posizionano prime a pari merito con 4,1 anni di tempo medio di realizzazione.
Vuoi per la vetustà delle opere che rendono attualmente molto difficile avere dati certi sulle caratteristiche delle nostre infrastrutture, vuoi per i frequenti passaggi di gestione tra attori diversi, certo è che ancora oggi —nel 2021— mancano molte delle informazioni qualitative imprescindibili per la definizione di moderni sistemi di gestione della sicurezza delle infrastrutture.
Non essendo peraltro mai stato funzionante il catasto delle strade non si può neanche conoscere con certezza il numero di ponti, viadotti e gallerie che hanno raggiunto livelli preoccupanti di degrado.
Eppure è proprio in Italia che sta avanzando il progetto «Sensoworks Smart City» con le sue piattaforme software ed i dispositivi connessi —includendo lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— che interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».
In tale ambito si stanno facendo passi da giganti: la scorsa settimana Sensoworks ha già presentato il suo primo «white paper» (www.sensoworks.com/white-paper-02). Il progetto è ambizioso, ma per la trasformazione economica e sociale in chiave sostenibile rimane fondamentale la messa in sicurezza delle infrastrutture, che devono corrispondere ai bisogni delle imprese e dei cittadini, e l’assoluta trasparenza dei processi.
«Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali» assicura Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks. Valori che hanno portato la startup romana a conquistare rapidamente una fetta importante di mercato, con progetti di monitoraggio dinamico realizzati per i player più importanti del Paese, come Acea, Anas ed Autostrade.
Tra i molti progetti super-tecnologici ideati da Sensoworks, vi è anche un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che —mediante misuratori di peso, di pH , di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare in tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.
La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire piattaforme che chiudono il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettando non solo il software ma anche manufatti, spesso rivoluzionari.
«Non è tuttavia lo strumento a fare la differenza, ma il suo utilizzo e quello che c’è dietro: la visione. Per la mobilità, ad esempio, le tecnologie ci sono tutte: semafori intelligenti, rete che guida i veicoli, infotainment e propulsioni sempre più aggiornate. Ma dietro tutto questo ci vuole una visione umanocentrica» conclude il ceo e co-fondatore di Sensoworks.
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