LAVORO. DI MAIO: IN UE PORTIAMO PROPOSTA CONTRO DUMPING SALARIALE.
Di Maio ha continuato: “Tenendo conto delle specificità nazionali, la Direttiva dispone che laddove il salario minimo sia già fissato per legge, occorre prevedere l’introduzione di criteri nazionali per la definizione dell’ammontare ed è prevista una clausola di non regressione, per cui la Direttiva non dovrà comportare in ogni caso una riduzione del livello generale di protezione in vigore per i lavoratori sia a livello nazionale che settoriale”. Quindi Di Maio ha chiarito: “Al di là di quello che sarà il testo frutto del risultato in corso, ritengo che sia la prima iniziativa della Commissione in materia di diritti sociali e condizioni di impiego nel mondo del lavoro di questa portata. Oggi in Europa 21 Stati su 27 prevedono per legge una forma di salario minimo. La Commissione vuole intervenire sulle differenze esistenti tra gli Stati, affinché non rafforzino il dumping salariale”. Per Di Maio si tratta di una “battaglia di giustizia sociale ma anche vantaggio per le imprese dato che aumenta potere d’acquisto delle persone. Per le nostre poi, si aggiunge un vantaggio concorrenziale: non solo contrasta la povertà, riducendo le disuguaglianze, ma consente agli ordinamenti più avanzati in termini di welfare di proteggersi dalla competizione sleale di quei paesi che attirano alla delocalizzazione delle imprese, portando a una riduzione del costo della manodopera”. L’ultimo “caso eclatante”, osserva Di Maio, è quello dell’azienda farmaceutica Pfizer “che ha trasferito parte della produzione in Romania, riducendo l’organico in Belgio”.