POSTE ITALIANE: A ROMA LE TRADIZIONALI CASSETTE ROSSE DIVENTANO DIGITALI E “ARTISTICHE”.

Presentata nell’ufficio storico di Piazza Mazzini la prima cassetta “Smart” della capitale dotata di schermo digitale e sensori

Parte da Roma anche il progetto “Paint” con le prime cassette in Italia

realizzate da cinque giovani street artist.

Roma, 20 maggio 2021 – Parte a Roma la rivoluzione digitale ed “estetica” delle storiche cassette d’impostazione dal colore rosso vivo che dal 1961 caratterizzano l’intero territorio nazionale e costituiscono uno dei simboli di Poste Italiane riconoscibile da tutti.

Stamane, negli spazi dello storico ufficio postale Roma Prati in viale Giuseppe Mazzini, sono state presentate le prime cassette postali Smartdella Capitale e le prime cassette “Paint” in Italia.

A Piazza Navona, già da domani, entrerà in funzione la prima cassetta postale “Smart” della città e nei prossimi giorni ne saranno installate altre in diversi punti nevralgici del centro storico a iniziare da Piazza di Montecitorio, Piazza Di San Bernardo, Piazza Bologna, Via Nazionale, Via Di Sant’Agostino, e Piazza Di Sant’Eustachio. In questa prima fase si arriverà complessivamente a posizionare oltre 15 cassette Smartnella sola città di Roma.

Dotate di uno schermo ad e-ink, le nuove cassette “Smart” sono corredate di sensori in grado di percepire la presenza di lettere al loro interno in modo da ottimizzare i giri di raccolta della corrispondenza. Oltre a questa particolarità, le cassette possono registrare temperatura, umidità e i livelli di inquinamento (diossidi di azoto e particolati), funzionando quindi come vere e proprie centraline di rilevamento. I dati vengono visualizzati e aggiornati periodicamente sul display e-ink a bassissimo consumo di energia (la batteria integrata nella cassetta dura un anno), resistente alle intemperie e protetto da vetro blindato. Le nuove cassette digitali, inoltre, consentiranno a Poste Italiane di veicolare informazioni ai cittadini sul Comune di riferimento.

Presentate anche le prime coloratissime cassette “Paint” in Italia. I primi venti esemplari, saranno a breve posizionati i vari punti della città di Roma e costituiranno un vero e proprio esempio di come sia possibile coniugare tradizione e nuovi linguaggi. La realizzazione di questo obiettivo è stata affidata all’opera di Gojo, Pao, Amina Ferracini, Picnu, About Ponny, cinque giovani street artist italiani e stranieri i quali, ciascuno con il proprio inconfondibile stile, hanno saputo rendere “uniche”, ma ugualmente riconoscibili, le classiche cassette d’impostazione.

Le cassette Paint verranno installate in sinergia con le SmartLetterBoxes con schermo, infatti queste ultime mostreranno sullo schermo l’indirizzo degli elementi della collezione Paint in prossimità invitando gli utenti a visitarle.

In linea con la sua missione sociale, Poste Italiane prosegue parallelamente con l’attività di sostituzione e manutenzione cassette postali per riqualificare lo spazio urbano e l’installazione di cassette di ultima generazione anche nei Piccoli Comuni. Senza schermo, le cassette nei Comuni sotto i 5000 abitanti hanno le medesime funzionalità delle cassette “smart”. I dati rilevati sono consultabili all’indirizzo https://www.posteitaliane.it/piccolicomuni  inserendo il nome del comune. In Italia le cassette postali sono circa 40.000 di cui circa 600 presenti a Roma Città.

L’iniziativa è coerente con i principi ESG sull’ambiente, il sociale e il governo di impresa, rispettati dalle aziende socialmente responsabili, che contribuiscono allo sviluppo sostenibile del Paese.

Poste Italiane- Media Relation

POSTE ITALIANE

LE CASSETTE D’IMPOSTAZIONE

CENNI STORICI

Se ne sono viste di tutti i colori, dall’Ottocento agli anni Settanta del secolo scorso rosse…. gialle, verdi, grigie, blu, monocromatiche e bicolori…. e di varie forme. Ne hanno anche visto di tutti i colori, non solo intemperie e sobbalzi e scossoni ma anche fucilate, granate e bombardamenti.

Talune immobili impiantate su marciapiedi o pareti. Altre in perenne movimento giornaliero, appese alle fiancate di tramvai e autobus. Cassette ordinarie e cassette speciali, molto orgogliose dei cerchi olimpici che vi erano stati disegnati in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960.

Le prime notizie storiche che rimandano alle cassette di impostazione risalgono alla fine dell’Ottocento.

Nel 1886 la Direzione Generale delle Poste stipula un contratto con l’officina Meccanica di Ettore Calzone per produrre 100 cassette mobili “da collocarsi nelle varie stazioni delle principali linee ferroviarie del Regno”. Tutte le cassette dovevano esser fornite “di una serratura perfettamente uguale per tutte in modo che una sola chiave possa aprire tutte quante, nonché di un lucchetto con chiave pure uguale per tutte e di una grappa di ferro per appenderle al muro. Le cassette stesse dovranno essere costruite in lamiera di ferro, verniciate con colore a olio a due mani e portare dal davanti la leggenda “Regie Poste [e] dovranno essere costruite in lamiera di ferro di prima qualità e del preciso spessore del campione e lavorate a perfetta regola d’arte, come il campione stesso”. Il costo complessivo delle cassette ordinate venne fissato in 2.200 lire.

Nel 1893-1894 le stazioni ferroviarie più importanti, come quella di Milano, sono dotate di nuove cassette mobili. Successivamente anche gli automezzi adibiti al ritiro della corrispondenza vengono dotati di cassette mobili asportabili o semplicemente di feritoie per la spedizione diretta nel furgone postale.

Dal 1895 le cassette di impostazione sono utilizzate anche nei grandi alberghi frequentati da persone abbienti e istruite. La decisione viene presa il 7 maggio del 1895 dal Ministro delle Poste Ferraris e viene ripresa anche dalla stampa milanese. Nella trascrizione dal Bullettino Postale e Telegrafico del 1895 si legge:è stata fatta istanza al Ministero che possano essere collocate cassette d’impostazione nei principali alberghi, forniti di omnibus pel trasporto dei viaggiatori alle stazione ferroviarie, tramviarie o lacustri. Tali cassette che l’Amministrazione è pronta a provvedere al prezzo di lire 6.50 ciascuna, dovranno essere esposte negli atrii degli alberghi stessi, od in altri luoghi convenienti. Al momento poi della partenza degli omnibus pel trasporto dei viaggiatori alle stazioni, le cassette dovranno essere tolte da posto e attaccate di preferenza nella parte esterna degli omnibus medesimi, in modo che anche il pubblico possa valersene per l’impostazione di corrispondenze proprie (…).Tali cassette dovranno negli alberghi essere sostituite con altre, in modo che l’impostazione delle corrispondenze potesse procedevi senza interruzione (…) Al giungere poi degli omnibus alle stazioni, le cassette saranno dai conduttori consegnate per la vuotatura agli ufizi postali. (…) Le cassette vuotate saranno dopo ciò riconsegnate ai conduttori degli omnibus, per essere riportate negli alberghi.Si intende che le chiavi di tali cassette dovranno essere tenute esclusivamente dagli ufizi postali (…)

Dal 1898 le cassette vengono utilizzate anche per le réclames. Quell’anno le Regie Poste e la ditta Baudi e C. di Torino stipulano un accordo per utilizzare le cassette di impostazione come veicolo pubblicitario. Nel Bullettino postale e telegrafico del 1898 si precisa che: “A richiesta della Ditta Baudi e C, domiciliata in Torino, il Ministero delle Poste acconsente che le cassette per l’impostazione (…) siano collocate sopra colonnette isolate, esclusivamente da essa Ditta fornite, a scopo di affiggervi avvisi commerciali (réclames), su disegno approvato dall’Amministrazione”.

Dati Italia 1898-1899

  • 15.000 le cassette fisse e le piastre di impostazione

  • 4.260 le cassette mobili (utilizzate nelle stazioni, sui treni, sui tram, piroscafi, alberghi)

Dati Italia 1906

  • 20.530 le cassette fisse e le piastre di impostazione

  • 6.942 le cassette mobili (utilizzate nelle stazioni, sui treni, sui tram, piroscafi, alberghi)

Nella Prima guerra mondiale speciali uffici postali accompagnano le truppe al Fronte. Sono quattro le casse di legno, corredate di sgabelli e piani di appoggio, che una volta aperte si trasformano in un ufficio postale. Dotate di apertura a ribalta, le casse si trasformano in tavoli da lavoro; dal loro interno si estraggono timbri, calamai, tamponi, matite, penne, una piccola bilancia per pesare le lettere e una per pesare i pacchi, una cassetta d’impostazione, il casellario pieghevole in tela per suddividere la corrispondenza e, naturalmente, anche una cassetta di impostazione. Le stesse cassette rosse fanno parte della dotazione degli uffici di posta militare anche dopo la seconda guerra mondiale: una passata di vernice rossa per cancellare la parola “Regie” e la cassetta è pronta per servire anche nella Repubblica.

Negli anni Venti vengono studiate nuove cassette automatiche. Alla stazione ferroviaria di Milano entra in funzione un macchinario per l’inoltro meccanico permanente della posta: questo fa sì che la posta, attraverso un sofisticato sistema di scivoli e nastri scorrevoli arrivi direttamente all’impianto di trasporto e di smistamento interno.

Dopo il referendum che sancì il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, nel 1946 le Poste eliminano dalle cassette di impostazione l’emblema del Regno d’Italia. Inizialmente facendo incollare dagli attacchini una striscia di carta con su scritto “Poste Repubblicane”, poi, man mano, l’emblema del Regno viene scalpellato via.

Dagli inizi degli anni ’50, dopo la riorganizzazione dei servizi postali, si avvia la produzione di nuovi tipi di cassette d’impostazione, con un design più attento al gusto dell’epoca e alla praticità d’uso. Per la Stazione Centrale di Milano si provvederà a sostituire le cinque cassette di impostazione che erano state collocate in diversi punti dell’edificio nel 1945, in sostituzione di quelle andate distrutte nei bombardamenti.

Tra il 1957 e il 1959 un nuovo modello di cassetta è pensato per il sempre più numeroso esercito di motorizzati ai quali viene offerta la possibilità d’imbucare lettere e cartoline in cassette dedicate senza scendere dalla motocicletta o dall’auto. La novità colpisce la stampa milanese che lo definisce singolare e che ne annuncia la sperimentazione a Milano per la primavera del 1960, sempre che si assestino prima le vie del centro, sconvolte dai lavori per la metropolitana. Le cassette, più basse di quelle normali, saranno collocate sul bordo esterno del marciapiede, e un cartello stradale “sosta vietata” eviterà che lo spazio per accostare e spedire sia occupato da altri veicoli.

Dal 1965 la posta viaggia su tram e autobus, per l’inoltro celere della corrispondenza, grazie a piccole cassette di impostazione rimodernate nella forma e nelle linee. La cassetta è agganciata sulla fiancata destra del tram o dell’autobus, accanto alla porta anteriore, lato passeggeri. Quando il mezzo arriva alla stazione ferroviaria (o aeroporto) la cassetta è ritirata da impiegati delle Poste e poi portata all’ufficio postale dove si provvede a inoltrare la corrispondenza ai vari treni (o aerei). Una cassetta vuota prende il posto i quella ritirata.

Tra il 1950 e il 1960 fa la sua comparsa la Cassetta di impostazione di Posta Aerea e Pneumatica. Al centro una doppia cornice metallica destinata ad ospitare avvisi informativi, pubblicitari. Le linee della cassetta richiamano la maschera della locomotiva “Littorina” AL.56 inaugurata nel 1936 da Mussolini diretto in treno a Littoria (ora Latina), quando trionfava il mito della velocità e della tecnologia. Questa cassetta raccoglieva anche la posta aerea milanese diretta in altre località italiane. Il servizio di posta area nazionale notturna coinvolge Milano già nella fase sperimentale del 1964 e sarà operativo in tutta Italia nel 1965. La Posta Pneumatica viaggiava velocemente da un ufficio all’altro all’interno della stessa città, grazie a una rete di condutture sotterranee e ad impianti ad aria compressa. Il servizio, disponibile dal 1913 a Milano, Roma e Napoli, è rimasto in funzione fino al 1981.

Nel 1959 la città di Milano dispone di 1.100 cassette di impostazione. Ogni giorno si spediscono mediamente 375.000 lettere/cartoline, spendendo in francobolli circa 70 milioni di lire al giorno, e si comincia ad avvertire l’esigenza di cassette di impostazione più grandi. Nel 1961 le cassette di impostazione sono 1.137 di cui oltre 700 di recentissima produzione, di formato decisamente più grande dei modelli precedenti e in grado di accogliere molta più posta. Ogni giorno ricevono 560.000 lettere/cartoline. Solo alle Poste della Stazione Centrale ogni giorno arrivano circa 70 tonnellate di posta diretta in altre città.

Tra il 1961 e il 1965 arrivano le cassette di impostazione a due feritoie. Permettono di separare la posta diretta in città da quella diretta altrove. Quando la cassetta viene svuotata si usano sacchi con due scomparti e la posta, così suddivisa, segue Permettono di separare la posta diretta in città da quella diretta altrove. Quando la cassetta viene svuotata si usano sacchi con due scomparti e la posta, così suddivisa, segue due percorsi distinti: quella diretta in città finisce in un ufficio dove viene suddivisa in base all’indirizzo e poi recapitata; quella diretta fuori città viene portata all’Ufficio di Poste Ferrovia (o di Poste Aeroporto, a seconda dei casi), suddivisa in base alla città di destinazione e portata al relativo treno/aereo. Le prime cassette con feritoie di questo tipo vengono introdotte a Napoli, nel 1961, dove nell’arco di una notte, vengono sostituite tutte le cassette di impostazione della città. La nuova organizzazione logistica è progressivamente estesa ai principali centri urbani (Milano, Torino, Bologna, Genova, Roma) e sostanzialmente completata nel corso del 1965. Permettono di gestire in modo più efficiente volumi di posta ormai molto elevati: si è passati dai 3 miliardi di corrispondenza del 1951 agli oltre cinque miliardi del 1960, su scala nazionale.

1967. Il presentatore Corrado sbuca da una cassetta di impostazione, in uno spot destinato a far conoscere il CAP agli italiani. Per questa campagna informativa le Poste coinvolsero testimonial del mondo dello spettacolo fra i quali Gianni Boncompagni, Raffaella Carrà, Gino Bramieri, Aba Cercato, Gianni Morandi e Ugo Tognazzi

Fra il 1963 e il 1965 vengono installate (fra sostituzioni e nuove installazioni) circa 3.000 nuove cassette, seguite da altre 4.000 nel 1970, 3.000 nel 1971, 2.400 nel 1977, 2.900 nel 1981, 1.800 nel 1983, 1.300 nel 1992.

Tutte le informazioni sono state fornite dall’Archivio Storico di Poste Italiane

GOJO

CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

Paolo Colasanti, in arte Gojo, pittore e writer, dal 2007 coopera con il Comune di Roma, e altri enti istituzionali, per svariati progetti artistici e sociali.

Ha studiato presso l’Università di Architettura di Valle Giulia. Appassionato di storia e archeologia, riporta nelle sue opere il concetto di genius loci, fondendo arte, studio del territorio, storia, archeologia e mitologia locale.

Ha lavorato in Italia e all’estero, in Russia con l’Istituto Italiano di Cultura Mosca.

Ha collaborato con registi come Paolo Virzì e Gabriele Lavia, realizzando le scenografie di spettacoli per il Teatro di Roma, il Gran Teatro “San Carlo” di Napoli e il Gran Teatro “La Fenice” di Venezia.

Ha lavorato per enti e associazioni quali: Giro d’Italia, Enel, Anas, World Food Programme, Istituto italiano di Cultura Mosca, Dominio Pubblico.

ABOUT PONNY

CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

AboutPonny (Bologna 2009) è un streetartist italiano la cui identità rimane non del tutto chiara.

Legato al concetto di graffiti come libera espressione, manifestazione autonoma e indipendente, ha dipinto in buona parte dell’Europa e negli ultimi anni soprattutto a Roma. Percorre per ore strade e vicoli, in costante ricerca di dialogo con essi; vive l’arte come un’espressione contemplativa, tormentato dalle superfici urbane e dalle cornici che la città può offrire.

Dipinge volti di persone comuni, sguardi, espressioni; il suo intento è quello di suscitare un’emozione. Utilizza Stencils e sprays come prediletti strumenti espressivi. Accumula e sedimenta in studio quantità impressionanti di immagini, cartoncini e ritagli che sopravvivono nel tempo in attesa di prendere forma.

PAO

CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

Pao è nato nel 1977 a Milano, dove vive e lavora. 

Si forma in teatro come macchinista, fonico e tecnico di palcoscenico con la compagnia di Franca Rame e Dario Fo. Studia e lavora presso i laboratori del Teatro alla Scala di Milano e nel 2000 realizza i suoi primi interventi di Street Art. Nascono così i coloratissimi pinguini.

Nel 2005 fonda Paopao Studio, e in breve tempo arrivano numerose collaborazioni con le aziende, tra cui Motta, Gatorade, Galatine, Seven, Harley Davidson, Accenture, Chicco, Ceres.

Nel 2007, dopo la mostra “Street Art Sweet Art”, al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano– Pao inizia a lavorare su tela e supporti tridimensionali di vetroresina, sviluppa così nuove strade attraverso sperimentazioni sui materiali, ricerche prospettiche, distorsioni visive e utilizzo di geometrie curve. La crescente attenzione verso il suo lavoro, la cui caratteristiche distintive rimarranno costanti, lo porta a esporre in spazi pubblici, musei e gallerie private, in Italia e all’estero. Ha esposto i suoi lavori in varie rassegne d’arte tra cui al Padiglione d’arte contemporanea di Milano, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia.

AMINA FERRACINI

CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

I primi disegni risalgono al 2012. Partendo da un centro, i mandala prendono forma in un susseguirsi creativo, ipnotico e liberatorio, le forme si sovrappongono e sfuggono a ogni convenzione.

Amina Ferracini è un’artista milanese che negli anni ha sviluppato la sua personalissima tecnica, dipingendo inizialmente sui muri, usando vernici e pennelli al posto delle bombolette, ma creando anche diversi combo con artisti dello spray. Sono ancora visibili diverse opere realizzate all’Ippodromo di San Siro o davanti alla fermata Domodossola della metropolitana rossa di Milano, per citarne solo alcuni.

Negli anni partecipa alla realizzazione grafica di festival come “freqs of nature” e “summer never ends” lavorando in team con street artist riconosciuti a livello internazionale, artisti del blackground e artisti del legno.

I suoi lavori non si fermano però al muro, perché sperimenta e utilizza diverse basi per i suoi disegni, quali il legno, il tessuto, le ceramiche, i pavimenti, il gesso e tutto quello che trova.

Amina Ferracini, 28 anni, abita a Cinisello Balsamo, all’occasione lavora come barlady. È un’artista anche in cucina dove combina sapori e visioni per stupire gli ospiti. Ama il giardinaggio, curare l’orto e arredare la propria casa con elementi di recupero e i propri disegni.

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