Roma, 18 mag. – I traumi richiamano alla mente terremoti, incidenti, incendi, esplosioni, alluvioni, o ancora la perdita di persone care. Da tempo però la Psicopatologia ha dimostrato che anche eventi e fatti positivi, come promozioni e trasferimenti in luoghi più belli, possono avere una carica traumatizzante, perché “ciò che traumatizza davvero è il cambiamento, soprattutto se imprevisto, e il fatto di non poter fare nulla”.Ma non è tutto. “Non sono solo le situazioni più evidenti quali i maltrattamenti, gli abusi e le violenze a produrre risposte patologiche in chi le subisce, bisogna dare attenzione e offrire ascolto anche ai traumi precoci non necessariamente macroscopici: piccoli eventi dolorosi, distonie emotive, malintesi e perdite di sincronia nell’ambiente che dovrebbe fornire cure, così come le difficoltà di ascolto o l’assenza sia corporea che emotiva di un genitore, l’incapacità di sintonizzarsi e di accettare i ritmi di un bambino, le micro frustrazioni e i micro stress continuativi sono tutte condizioni di stress che alla lunga possono determinare un trauma cumulativo. Spesso sono eventi che sfuggono allo sguardo di chi non è un esperto, eppure determinano un trauma che a cascata può causare soluzioni psichiche patologiche”.
A lanciare l’avvertimento, a maggior ragione in pandemia, è Carlo Melodia, psichiatra, psicoanalista e presidente dell’Associazione Viaggi Junghiani Analitici (Vja) di Padova, che, per rispondere alle esigenze formative sul trauma espresse dagli operatori della Salute, ha promosso insieme all’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma il corso biennale dedicato al riconoscimento e alla cura dei disturbi dissociativi su base traumatica. La prima annualità è partita lo scorso anno, ma a luglio partirà la seconda annualità dedicata esclusivamente agli psicoterapeuti.
In sostanza, il corso si articola in due annualità ed è rivolto per la prima annualità agli psicoterapeuti e a tutti gli operatori dell’ambito socio-sanitario desiderosi di approfondire le proprie conoscenze nel sempre più diffuso ambito del disagio psichico, caratterizzato da stati dissociativi che possono essere ricondotti a ad un pregresso trauma precoce o, nei soggetti più grandi e negli adulti, anche alla riattivazione di traumi precedenti a causa di uno più recente con la formazione di un trauma complesso. La seconda annualità è prevista esclusivamente per gli psicoterapeuti che intendano, invece, sviluppare le metodiche analitiche junghiane nel lavoro con i pazienti dissociati attraverso la supervisione clinica mirata a migliorare e a consolidare l’uso con i pazienti già da loro seguiti in psicoterapia.
Melodia definisce ‘invisibili’ i traumi precoci. “Possono essere anche piccoli ma determinare nel tempo delle lesioni del funzionamento psichico, ovvero una mancanza di coordinazione delle diverse parti del Sé che chiamiamo dissociazione psichica. Si tratta di complessi, o parti della personalità, che lavorano in questo caso in maniera del tutto indipendente- spiega lo psichiatra- nel senso che la persona non ha consapevolezza della loro presenza, ma poi questi complessi compaiono sotto forma di compulsioni, impulsi e crisi di assenza”. Sono problematiche che possono riguardare tutte le età: bambini, adolescenti, adulti e anziani.
“La mia paziente più anziana con un trauma precoce evidente, ha 76 anni e sta ancora male poiché il suo trauma precoce, non essendo stato affrontato, ha generato un deposito di traumi successivi. Cosa assolutamente frequente nelle persone dissociate- precisa lo psichiatra- perché in realtà la parziale destrutturazione data dalla dissociazione dei complessi, fa sì che il mondo relazionale sia disturbato, che ci siano tensioni e aspettative dagli altri spesso non corrisposte; i fenomeni in questo sensocolgono di sorpresa in maniera ancora più marcata le persone che non hanno questo problema, che si allontanano abbandonando le persone dissociate. Da qui si crea un nuovo elemento del trauma complesso”.
In qualità di psicoterapeuta a indirizzo analitico per gli adulti, Melodia ha deciso di occuparsi “molto di più dei bambini, perché troppe volte ho visto persone arrivate tardi e se ci si fossimo occupati di loro in età più precoci- rivela- probabilmente avrebbero avuto una vita più felice, serena e sarebbero andate incontro a meno traumi”.
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