L’arte contemporanea onora San Giovanni Paolo II nel ricordo dell’attentato a Piazza San Pietro, nei ritratti di Guadagnuolo.

L’arte contemporanea onora San Giovanni Paolo II nel ricordo dell’attentato a Piazza San Pietro, nei ritratti di Guadagnuolo

 

Francesco Guadagnuolo: “13 maggio 1981 nello sguardo della Madonna di Fatima”

Incontriamo nel suo studio il noto artista Francesco Guadagnuolo, il quale ha avuto modo di conoscere Papa Santo Giovanni Paolo II. Il suo ricordo del 13 maggio del 1981 quarant’anni fa presente in Piazza San Pietro: «Una scena che non potrò più dimenticare, era un giorno di festa, la gente sorridente, felice ed emozionata perché, per molti, era la prima volta che incontrava il Papa e sotto i loro occhi, in un momento (questioni di secondi), il Papa Giovanni Paolo II si accasciava sulla papamobile mentre faceva il giro tra i fedeli a Piazza San Pietro, prima dell’udienza generale. Subito la scena si trasformava in urli, pianti, fedeli increduli, vedendo correre la papamobile, con i soccorritori in aiuto del Pontefice che veniva trasportato in ospedale in fin di vita. Subito dopo la Piazza sembrava chiusa in un atroce silenzio, senza capire più nulla e nello smarrimento totale i fedeli si chiedevano perché qualcuno potesse avercela con il Papa da sparargli? Mai vista la Piazza tinta da tanta oscurità, pur essendoci ancora nel pomeriggio la luce del sole. Una Piazza da sembrare metafisica, desolata, fredda, glaciale, dove tutta quella felicità è stata interrotta in pochi secondi. Scena inverosimile, surreale ciò che incombeva su tutti man mano che la gente afflitta andava via con un dolore di certo incolmabile».

Il Santo Padre dopo grandi sofferenze sopravviveva. Porterà la pallottola che lo aveva trafitto alla Madonna di Fatima che comparve ai tre pastorelli il 13 maggio 1917, il Papa disse che era stata proprio la Madonna a salvarlo.

Scriveva Mons. Elio Venier: «Uno dei documenti più significativi sul senso del dolore nel pensiero cristiano è stato composto da Papa Giovanni Paolo II con l’Enciclica “Salvifici doloris” pubblicata l’11 febbraio del 1984, Anno Santo della Redenzione (1983/’84). In essa si legge, fra l’altro: «…La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell’uomo: essa è uno di questi punti, nei quali l’uomo viene in certo senso “destinato” a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso». La vita di Papa Wojtyla è stata toccata dal dolore fin dalla più giovane età, con la perdita dei genitori, di familiari ed amici, senza contare i patimenti fisici e morali sofferti durante l’occupazione nazista della Polonia, fino all’attentato subito in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, con le sue dolorose conseguenze, e infine le malattie debilitanti dell’età avanzata. Ma mai il suo spirito venne meno, anzi il suo coraggio e la forza indomabile del suo pensiero e della sua volontà hanno reso la sua figura esemplare e di conforto per tutti gli afflitti.

Negli ultimi anni del suo Pontificato, il Maestro Francesco Guadagnuolo ha rappresentato in numerosi ritratti il mistero di questo dolore divenuto fonte d’amore e di redenzione, dando inizio ad una moderna ritrattistica papale».

Ancora Venier: «I ritratti dedicati a Giovanni Paolo II raffigurano il Pontefice come “testimone d’amore nella sofferenza” perché esprimono, con intensità e introspezione psicologica, i momenti più dolorosi del suo calvario, affrontati con fede e dignità. Per questo chi osserva i ritratti di San Giovanni Paolo II ha la sensazione di vivere un’esperienza particolare che lo porta a riflettere sul messaggio di salvezza del Santo Padre come mezzo di redenzione».

Sono opere che parlano da sole e che incarnano il grande Pontefice, che, a differenza dei suoi predecessori, Papa Wojtyla non ha voluto nascondere il suo dolore agli occhi del mondo, facendone anzi un punto di forza al termine del suo Pontificato con l’offrire un grande esempio per tutta l’umanità dolente. Guadagnuolo ha saputo interpretare quelle emozioni con la sua arte: è riuscito ad immortalare la sofferenza nei ritratti del Papa, ricorrendo a gradazioni di colori e di chiaroscuri, con prospettive di luce che esaltano il tormento degli ultimi momenti di vita e la gioia della rinascita in Dio che annulla ogni angoscia e si trasforma in estasi.

Francesco Guadagnuolo: “13 maggio 1981 intima sofferenza”

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