Il ritorno della Voce: l’espansione delle chat audio nei social.
Il ritorno della Voce: l’espansione delle chat audio nei social
di Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie
Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica
Per i nativi digitali nati e cresciuti nel pieno della diffusione
delle nuove tecnologie informatiche, la nascita delle prime comunità
virtuali appartiene alla preistoria del digitale. Le prime comunità
virtuali nacquero infatti più di 35 anni fa, nella seconda metà degli
anni ’80.
Howard Rheingold in un suo libro del 1993 “Comunità virtuali.
Parlare, incontrarsi, vivere nel cyberspazio” racconta la sua
esperienza personale all’interno di uno dei primi esperimenti di
comunità virtuali: “The Well” .
The well (Whole Eart Lechtronic link) nasce nel 1985 grazie ad una
rivista, la Whole Heart Review, ideata da Brand e Brilliant: insieme
ad un gruppo di altri appassionati di informatica, crearono a San
Francisco quella che probabilmente è stata la prima comunità
virtuale, la prima rete social mediata da computer.
The Well si sviluppò intorno alla tecnologia del BBS (Bulletin Board
System), che è un sistema a “bacheca”: il BBS è l’antesignano dei
forum e dei blog e permetteva lo scambio di messaggi di varia natura
fra computer. I BBS li possiamo considerare come i primi laboratori
di sperimentazione delle “controculture” digitali degli anni ’80.
Siamo di fronte all’inizio di una nuova era: il Computer abbatte le
barriere socio-culturali e il parlare attraverso un computer ci aiuta
a ridurre la distanza nella comunicazione e, di conseguenza, agevola
la condivisione di interessi comuni.
The Well si può considerare il primo esperimento riuscito di tele
conferenza online dove le persone potevano discutere su determinati
argomenti e scambiare messaggi tramite un sistema interno di posta
elettronica.
Siamo di fronte ad una rivoluzione e Rheingold ebbe il merito di aver
anticipato i tempi comprendendo per primo i vantaggi che la
comunicazione tramite computer avrebbe avuto sulle relazioni
interpersonali e sull’ordinamento sociale.
Chi entrava a far parte di una comunità virtuale doveva accettare in
modo tacito le nuove regole da rispettare, doveva accettare la
collaborazione reciproca e la condivisione di informazioni che
diventano il caposaldo di queste nuove comunità.
Ancora più che nelle comunità “reali”, la reputazione era
considerata un requisito fondamentale nelle comunità virtuali dove
vengono a mancare i riferimenti alla fisicità della persona.
Ma nelle comunità virtuali di allora era fondamentale anche il
“valore” della persona che era valutata sulla base di cosa affermava,
delle sue conoscenze, ma anche da come sosteneva ciò che affermava e
da come interagiva con gli altri membri della comunità.
Sono trascorsi molti anni da allora e internet e i social network
fanno ormai parte del nostro quotidiano. Se un tempo un accordo
passava attraverso una stretta di mano, oggi basta un certificato di
firma digitale per siglarlo, anche da remoto.
Le relazioni di una volta spesso basate sul passaparola, lettere o
lunghe telefonate per poi incontrarsi fisicamente, oggi iniziano e
si sviluppano nei social network: Facebook, Linkedin, Twitter,
Youtube, Tik Tok, Instagram, Snapchat, Pinterest, WhatsApp e
Telegram , solo per citarne alcuni.
Per rimanere rilevanti e per approfittare delle opportunità che la
rete mette a disposizione, dobbiamo essere in grado di conoscere e
utilizzare una varietà di piattaforme social.
Sarà stata probabilmente la pandemia e il lungo periodo di
distanziamento sociale o l’eccessiva virtualizzazione delle relazioni
sociali a far crescere però l’esigenza del ritorno della voce, delle
chat audio in tempo reale nei social.
A cogliere questa esigenza è stata l’app Clubhouse , il nuovo social
network lanciato nel 2020 da Alpha Exploration Co. e creato dal Paul
Davison e Rohan Seth.
La versione Beta dell’App utilizzata al momento con un sistema ad
“inviti” e pubblicizzata grazie all’iscrizione di personaggi noti nel
mondo dello spettacolo, della cultura e del jet set ha creato molto
interesse e, soprattutto, ha fatto crescere in modo esponenziale il
valore di clubhouse portandolo a ben 4 miliardi di dollari nel 2021.
Ma cosa è Clubhouse?
Clubhouse è un social network con chat audio in tempo reale che
permette di creare “stanze” in cui conversare con gli altri utenti.
Il nuovo social network non si basa sulla scrittura di brevi
messaggi o sulla condivisione di immagini perché nelle “stanze” si
parla in diretta.
Clubhouse è pensato per conversare di qualsiasi argomento e non solo
con chi si conosce, ma con chiunque, ma si può anche solo ascoltare
gli altri che parlano di qualcosa.
Si può parlare “live” , basta una semplice alzata di mano per chiedere
di intervenire.
Aprendo l’app si possono vedere le stanze con le persone che
parlano, si può entrare nella stanza come membro del pubblico e si può
anche creare una propria stanza. In sintesi clubhouse può diventare
un luogo in cui incontrarsi con gli amici e con nuove persone per
discutere e conversare su tanti argomenti diversi.
L’esperimento non è ovviamente passato inosservato e gli altri grandi
social network si stanno subito attrezzando per contrastarlo: Facebook
con i suoi 2,5 miliardi di utenti attiverà per la prossima estate le
“live Audio Rooms”, il nuovo servizio audio in real time di Mark
Zuckerberg, fondatore dell’azienda.
La guerra social scatenata dalla corazzata di Mark Zuckerberg per
contrastare Clubhouse è stata annunciata da poco e si preannuncia
senza esclusione di colpi.
Sarà una vera rivoluzione? Lo capiremo nei prossimi mesi, nell’attesa
credo che tutti noi ci auguriamo la fine del lockdown e il ritorno
alla vita reale, al contatto e allo scambio diretto di opinioni con
le persone e gli amici più cari, magari davanti a un buon bicchiere di
vino, di birra o di un buon aperitivo, per sorridere e guardarsi
finalmente negli occhi e al ritorno a casa, aprire magari anche una
chat, entrare in una stanza virtuale per parlare ancora, perché no?