Roma/Lazio. PCI, Nota su giovani e politica.
24 aprile 2021 Nota del PCI Lazio su Giovani e Politica
I giovani (ri)avviciniamoli alla politica. A seguito di una riflessione corale svolta dall’organismo dirigente del PCI Lazio, Sonia Pecorilli, assessore a Sermoneta e componente la segreteria regionale del Partito, è stata incaricata di dare forma al tema di discussione sulle giovani generazioni e la politica. Questa la nota che Pecorilli ha redatto: “I dati forniti dall’ISTAT su base statistica ci dicono che ai giovani la politica oggi non interessa, o meglio, non interessa fare politica in modo tradizionale in un partito o nell’amministrazione. In assenza di vistosi movimenti collettivi di stampo politico essi sono distanti o indifferenti rispetto alla politica e più in generale all’impegno pubblico. Non amano forme di impegno che non rilevino subito la loro utilità in termini di gratificazioni, ma è precisamente per questo che preferiscono dare il proprio tempo per affrontare un bisogno evidente ed immediato piuttosto che promuovere valori ed interessi astrattamente intesi. Il bisogno di concretizzare dei giovani passa attraverso la priorità del termine sociale rispetto al termine politico. Rifiutano le istituzioni in quanto non trovano in esse un substrato sociale. Per loro è importante dare una testimonianza sociale. Una buona fetta quindi non accetta il sistema e le istituzioni perché non sociali, qualche volta si sentono, non hanno ideologia politica e non la cercano. Negli ultimi sei anni, dal 2014 al 2019, i livelli di partecipazione politica delle persone di 14 anni e più sono in calo, anche se in corrispondenza di scadenze elettorali importanti mostrano una leggera risalita. Tra il 2014 e il 2019 passa dal 18,9% al 23,2% la quota di persone di 14 anni e più che non partecipano alla vita politica. La partecipazione politica avviene in modo soprattutto indiretto, cioè informandosi o parlandone (74,8%) e poco per via attiva (8,0%). I giovani sono i più coinvolti dalla politica attiva, il 14%, in età tra i 14 e i 24 anni, ha partecipato in modo diretto, soprattutto andando a cortei (12,8%). Porre la giusta attenzione a questi dati ci mette davanti ad uno spaccato sociale che potrebbe risultare pericoloso, un domani potrebbero essere utilizzati impropriamente in quanto una massa da manovrare. Siamo in grado però anche di poter affermare che una buona parte si è disinteressata o non informata, ma in molti fanno volontariato, creano associazioni, lavorano per il loro futuro e non scommetterebbero sulla politica in senso stretto. Visualizzare ora lo spaccato italiano all’interno della cornice Europa è importante poiché ci consente di confrontare il nostro Paese con gli altri dell’Unione, così da osservare l’approccio dell’UE al coinvolgimento politico delle nuove generazioni. La strategia dell’UE per la gioventù attraverso la Youth Policy Strategy (portale europeo per i giovani) si fonda sulla Risoluzione del Consiglio Europeo del 26 Novembre 2018 ed ha una unica strategia dare voce ai giovani affinché possano ricoprire un ruolo centrale nell’UE. Facciamo ora un’analisi su base nazionale ed europea. Ci sono informazioni interessanti sulla partecipazione politica giovanile in Italia e nell’UE, di cui qui di seguito si evidenzieranno alcune variabili importanti. Come primo indicatore, si prenda in considerazione il crescente interesse in politica da parte dei giovani. I dati dimostrano che, a partire dal 2010, l’interesse dei giovani (15-24 anni) è aumentato considerevolmente: la media UE ha registrato un aumento dal 40% del 2010 al 50% del 2017, probabilmente a causa dell’uso crescente di Social Media e dispositivi elettronici. Come seconda variabile rilevante, si consideri la percezione, tra i più giovani, della cittadinanza Europea: nel decennio 2010-2020 la fetta più giovane della popolazione (15-24 anni e 25-39) registra quasi l’80% e il 75% (contro il 70% e 60% più anziano).Tuttavia, nonostante il crescente interesse politico, la percentuale di giovani elettori risulta in continuo calo a livello Europeo (74% nel 2017). L’Italia, insieme a Malta, Austria e Polonia, registra una fra le più alte partecipazioni (80%), mentre la situazione è drammatica in Irlanda, Lussemburgo e Cipro (oscillante fra il 40% e 45%). In breve quindi i “giovani (non) politici italiani” sono in netto vantaggio dal punto di vista della partecipazione politica in confronto al resto della gioventù europea, soprattutto per ciò che riguarda la percentuale di giovani attiva in associazioni politiche informali e alternative ai partiti ufficiali volte al miglioramento della realtà locale, mentre come nel resto dell’Europa l’adesione dei giovani ai partiti politici è in continuo calo. Ecco da questi dati dobbiamo (ri)partire. Abbiamo bisogno di una capillare diffusione, strutture di consulenza, campagne di informazione mirate ai giovani con una offerta formativa predisposta ai diritti, doveri, valori e partecipazione democratica. Promuovere il dialogo interculturale, la comunicazione trasparente su misura per i giovani, il servizio civile Universale ove non presente. Creare Hub come elemento centrale o centratore che funga da smistamento dati per una rete di comunicazioni territoriali, provinciali, regionali e nazionali attraverso una serie di spoke che avrebbero il compito di offrire ai giovani tutto il necessario per attuare politiche sociali sanitarie ed economiche. Insomma abbiamo bisogno della promozione alla partecipazione inclusiva nella via sociale e politica, al fine di consentire ai giovani di concorrere al processo decisionale e poter orientare le politiche rivolte ai target di riferimento. Noi vorremmo i giovani protagonisti del loro presente e del loro futuro.”.