ANPCI: lettera al Ministro Giorgetti.
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Gentile Ministro,
la presente nota per porre un problema di grande importanza per i Comuni che gestiscono direttamente
il servizio idrico in favore delle loro Comunità.
La riduzione da cinque a due anni del termine di prescrizione del diritto al corrispettivo del predetto
servizio (l. n. 205/2017, art. 1, co. 4) costituisce, senza dubbio, una rilevante misura di tutela per il
consumatore finale, misura che, però, pone numerosi problemi applicativi per le Amministrazioni.
In particolare, i piccoli Comuni – notoriamente privi d’un adeguato numero di risorse umane – incontrano
enormi difficoltà nella gestione della fatturazione del servizio idrico nel ristretto termine biennale di
prescrizione.
La riduzione del predetto termine prescrizionale reca, inevitabilmente, l’aumento del contenzioso sul
punto con conseguente dispendio di risorse umane ed economiche che vengono sottratte allo
svolgimento di ulteriori attività amministrative pur sempre rivolte alla cura degli interessi pubblici.
La conseguenza della riduzione del predetto termine è inoltre costituita dalla fondata possibilità che i
crediti derivanti da tale gestione si prescrivano e non vengano riscossi. Ciò pone due problemi.
Il primo è costituito dal fatto che l’Ente si ritrova ad erogare il servizio in assenza di corrispettivo (perché
prescritto) e ciò mette in difficoltà finanziaria l’Ente medesimo che deve comunque proseguire le sue
attività, anche quelle di gestione del servizio idrico.
Il secondo problema riguarda i funzionari responsabili della fatturazione i quali, a fronte d’una
dichiarazione giudiziale di prescrizione del credito, sono chiamati a rispondere per danno erariale
innanzi alla Corte dei Conti e ciò per aver cagionato un danno (commisurato all’importo del credito
prescritto) alle casse della loro Amministrazione.
L’unico modo per evitare la prescrizione sarebbe quello d’attivare un meccanismo di invio massivo di
solleciti di pagamento (atti interruttivi della prescrizione), meccanismo che, però, sarebbe un aggravio
ulteriore per le attività dell’Amministrazione.
Si ritiene, dunque, che il termine in parola debba essere rivisto alla luce delle sopra dedotte
considerazioni ove, in particolare, un suo aumento (almeno un raddoppio rispetto al biennio
attualmente previsto) potrebbe contemperare gli interessi coinvolti, quelli delle Amministrazioni e quelli
dei consumatori.
Questi ultimi interessi, si badi bene, non sono considerati affatto secondari dalle Amministrazioni che
hanno come specifico compito quello di occuparsi delle Comunità territoriali e del bene comune.
Gentile Ministro, conoscendo la Sua forte attenzione e sensibilità nei confronti dei piccoli, e medi
comuni, confidiamo in Lei e garantiamo piena disponibilità collaborativa.
Roma 19.04.2021
la Presidente Franca Biglio