STRAGE BOLOGNA. BOLOGNESI: PROCESSO MANDANTI EPOCALE, E FORSE NUOVI SPUNTI.
“Imputati coinvolti anche in altre vicende; Caruso? Una garanzia”
Bologna – Il processo sui mandanti della strage del 2 agosto 1980, che inizierà venerdì e che vede imputati Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, “potrebbe far emergere nuovi spunti investigativi, anche relativi a fatti non strettamente legati” all’attentato alla stazione di Bologna. Ad ipotizzarlo è il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime dell’attentato Paolo Bolognesi, che -parlando alla ‘Dire’- fa capire di attendersi molto dal procedimento che sta per iniziare in Corte d’Assise a Bologna. A dare ulteriori stimoli agli investigatori provvederanno, con buona probabilita’, i legali di parte civile, che “quasi certamente- fa sapere Bolognesi- produrranno altra documentazione oltre a quella già depositata”. Ma a far ipotizzare al presidente dell’associazione che questo processo -definito senza mezzi termini “epocale”- possa far nascere nuovi sviluppi dal punto di vista delle indagini su quanto accadde in quegli anni c’è anche, evidenzia Bolognesi, il fatto che gli imputati e alcune delle persone che potrebbero essere chiamate a testimoniare “hanno avuto un ruolo anche in altre vicende molto importanti”.
Il presidente dei familiari delle vittime, tuttavia, non nasconde che sarà un procedimento molto complesso, visto che “è quasi diviso in tre filoni: da un lato c’è Bellini, accusato di essere uno degli esecutori della strage, dall’altro abbiamo Segatel, ritenuto un depistatore, e dall’altro ancora Catracchia, che è imputato per false informazioni al pm”. Tre filoni che però, chiosa, “riconducono tutti alla strage del 2 agosto”. Sul punto, Bolognesi osserva con soddisfazione che “finora non sono state tirate in ballo piste alternative come quella palestinese: è un buon segno, forse in questo processo riusciremo a fare un salto di qualità nella discussione”.
Il presidente dell’associazione non nasconde poi la propria soddisfazione per il fatto che a presiedere la Corte d’Assise ci sia lo stesso presidente del Tribunale bolognese, Francesco Caruso. Infatti, afferma, se da un lato “per un magistrato è indubbiamente positivo, dal punto di vista del prestigio personale, partecipare a un processo come questo, dall’altro per noi è una garanzia che a ‘gestire’ il procedimento ci sia il presidente del Tribunale”.
Infine, Bolognesi dice la sua anche sulla conclusione delle indagini nei confronti di sei testimoni del processo a Gilberto Cavallini -tra cui i Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini- accusati di falsa testimonianza (e, nel caso di Fioravanti, anche di calunnia) per quanto detto durante le loro deposizioni. “Forse- conclude- ora la smetteranno, una buona volta, di mentire, e magari in futuro preferiranno non rispondere alle domande, anziché raccontare bugie”.
Agenzia DiRE www.dire.it