AUTISMO. GENITORI CONSAPEVOLI, FIGLI SERENI: I SETTING TERAPIE FAMIGLIE IDO.
In aiuto dei genitori l’IdO ha, quindi, messo a punto dei setting di PDB che vedono coinvolti in alternativa e/o in co-presenza sia il padre che la madre insieme al bambino all’interno di un ciclo di dieci sedute e in uno spazio di assessment terapeutico che viene modificato successivamente in base alle esigenze del figlio e/o della famiglia. Il progetto ‘Mamme a Bordo’ prevede, invece, un setting di terapia diadica in gruppo (ogni gruppo e’ costituito da 4 diadi madre-bambino e ha una durata di 1 anno) ed e’ rivolto a bambini della fascia 0-3 anni che presentano una vulnerabilita’ nell’area comunicativo-relazionale. Nel setting di terapia diadica in gruppo ‘Mamma-Bambino’ il terapeuta, inoltre, sostiene i genitori nella comprensione e nella costruzione di modalita’ comunicative funzionali, rielabora con loro i vissuti legati alla relazione con il figlio e si pone da modello e da mediatore per ampliare le potenzialita’ del bambino con disturbi nell’area comunicativo-relazionale. Ma le attivita’ non finiscono qui: ci sono anche i gruppi di counseling rivolti alle mamme, i gruppi di counseling rivolti ai papa’ e infine gli spazi di counseling rivolti alle coppie genitoriali. Ogni intervento IdO e’ sempre costruito sul singolo bambino ed e’ personalizzato sulla base delle singole individualita’. L’esperienza dell’IdO accanto alle famiglie e’ stata messa nero su bianco all’interno di uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista scientifica ‘Frontiers in Psychology’ dal titolo ‘Sintonizzazione, insighftulness e accettazione della diagnosi nei genitori di bambini con autismo: implicazioni cliniche’, condotto da esperti IdO e realizzato in collaborazione con il professore Giulio Cesare Zavattini del dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza. La ricerca si e’ basata su un campione di 50 genitori (26 madri e 24 padri) di 26 bambini di eta’ compresa tra 24 e 58 mesi, videoregistrati durante le interazioni genitore-figlio e poi intervistati su cio’ che le mamme e i papa’ pensavano fossero stati i vissuti dal bambino durante l’interazione di gioco, nonche’ su quali fossero stati i loro sentimenti e pensieri rispetto alla diagnosi del bambino. Le interazioni di gioco sono state poi esaminate utilizzando un protocollo di codifica per valutare la sintonizzazione dei genitori.
Non e’ stato una sorta di parent training- sottolinea Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO- non sono delle indicazioni che si danno al genitore a priori, sono invece indicazioni che nascono dall’osservare la sua relazione. Guardiamo l’interazione con il bambino e aiutiamo il singolo genitore a migliorare la relazione con suo figlio. Si apre tutta una riflessione sugli stili di attaccamento in una visione sempre psicodinamica”. Nel progetto terapeutico evolutivo Tartaruga “utilizziamo soprattutto il progetto ‘Mamma a Bordo’, ovvero il lavoro congiunto madri-bambini, e anche la terapia diadica nei casi in cui riteniamo che sia positiva. Nell’autismo ad esempio- aggiunge Di Renzo- preferiamo la gruppalita’ perche’, creando piu’ livelli di integrazione, e’ un aiuto maggiore”. I progetti ‘Mamme a bordo’ e ‘Mamma-bambino’ sono nati, infatti, per lavorare sulla dinamica relazionale madre-bambino e facilitare, attraverso la condivisione ludica, la sintonizzazione affettiva. “Lo scopo e’ proprio quello di aiutare i genitori a riconoscere i bisogni reali del bambino per poi rispondere adeguatamente alle sue esigenze”. Il concetto “fondamentale della diadica, come viene attuata anche in Israele, con cui abbiamo avuto importanti scambi- spiega Di Renzo- e’ di aiutare il genitore a sintonizzarsi con il bambino, migliorando la sua capacita’ di interpretare i comportamenti del figlio. La terapia diadica infatti migliora l’insightfulness, quella ‘comprensione empatica’ che sostiene il genitore nell’imparare a guardare il mondo interiore dal punto di vista del bambino coinvolto, ad esempio, in un disturbo dello spettro autistico”. La terapia diadica proposta dall’Istituto di Ortofonologia, in particolare, e’ “legata a un approccio di fondo, che prevede sempre la presenza attiva del terapeuta non solo come contenitore mentale, ma anche come attivatore dell’esperienza. Il terapeuta stimola il gioco e interviene nella dinamica madre-bambino per facilitare la comunicazione tra i due. Inoltre, e’ previsto un momento di riflessione in cui e’ possibile rivedere l’interazione con il genitore. La riflessione e’ importante perche’ facilita maggiormente il cambiamento. Quindi, piuttosto che essere solo osservatori e interpreti, i terapeuti dell’IdO entrano nella dinamica genitore-bambino per favorire nuove interazioni”, conclude Di Renzo.
Agenzia DiRE www.dire.it