L’Italia by walking tra Pasqua e Pasquetta.
Quindi, Piedimonte Etneo, Egna, Alatri e per finire a Compiano, l’Italia by walking tra Pasqua e Pasquetta. Perchè camminare, in un’ottica di prossimità, si può.
Fuoriporta è la tua meta in… prossimità.
E’ vero… non si può viaggiare, ma noi lo facciamo con la fantasia et voilà ci ritroviamo a Egna uno dei borghi più belli d’Italia e dell’Alto Adige, la parola d’ordine da queste parti è autenticità. Un borgo medievale, strade lastricate e stretti vicoli. I Portici, le residenze signorili e meravigliosi cortili interni. Avete presente una bellezza paesaggistica, nascosta tra le destinazioni più blasonate, quelle dell’Alto Adige e delle Dolomiti, un luogo in cui non vi è nemmeno un negozio di souvenir, perché il souvenir è Egna stessa. Lì fiera e audace nelle immagini che porterete con voi, memorizzate sui vostri telefoni, ma sopratutto impresse nel vostro cuore. Questa è Egna, un luogo che vi farà innamorare.
Poche sono le realtà italiane sopravvissute al turismo di massa, Egna è una di loro. Per questo offre un’esperienza realmente autentica del vivere in un antico borgo medievale, dove architettura, enogastronomia, cultura e tradizioni si fondano armoniosamente tra quella austriaca e quella mediterranea. Egna è sulla pista ciclabile dell’Adige, e sulla della Strada del Vino. E’ il suo punto forte. Da qui partono molte escursioni in bici e mountain bike, lungo il tracciato della vecchia ferrovia, la ciclabile dell’Adige e il Parco Naturale Monte Corno. Scendete dalla bici e mettete il cavalletto, perché Egna va sentita sotto i vostri piedi… sarà un tuffo nel passato, quello medievale. Il suo bel nucleo antico a portici racconta la città-mercato caratteristica dei centri mercantili tirolesi.
E poi…, nella Città dei Ciclopi, nella bella Ciociaria, ad Alatri, dove la Pasqua è la Passio Christi. E’un momento solenne in cui la processione storica si riunisce a quella religiosa. Ma non quest’anno, almeno non dal vivo! La Passione sarà un evento a cui potrete assistere dal web, attraverso i canali social e sul sito istituzionale del Venerdì Santo di Alatri. Solo per quest’anno, non si potrà vivere in presenza. Ma le emozioni che avreste vissuto dal vivo, le avrete tutte.
In testa la processione religiosa, a seguire, la narrazione storica che, con oltre 500 figuranti, così era prima, rappresenta il ‘disegno’ significativo, nei limiti dell’umano scibile, di quanto accadde secoli fa. Due momenti diversi ma uniti e scanditi dallo stesso, sentitissimo, cordoglio. Viva e indispensabile collaborazione tra Chiesa e popolazione, quella che organizza, lavora e si adopera perché ogni cosa vada bene. Non esiste alatrense che, in un modo o in un altro, non abbia partecipato, almeno una volta nella sua vita, a questo appuntamento. Anche solo da spettatore. Appuntamento arricchito negli anni. Appuntamento che rivive con forza nei ricordi, negli aneddoti, tramandati di generazione in generazione.
Piccoli e grandi sfumature che raccontano l’evoluzione di una manifestazione che pare non aver subìto il tempo che passa, tempo spesso inclemente con le tradizioni. No. Il Venerdì Santo, la Settimana Santa e Alatri sono destinate a vivere insieme. A camminare insieme. Un cammino che, attraverso il dolore della passione e della morte di Cristo, culmina nella più grande speranza concessa all’uomo, la Resurrezione.
Catapultiamoci a Piedimonte Etneo. E’ qui, letteralmente ai piedi dell’Etna che sorge questa splendida cittadina siciliana: perla di relax, natura e spirito di comunità. Un luogo magico, in cui il visitatore potrà vivere la genuinità della Sicilia. In quale altro luogo vi sarà possibile godere della montagna, come se vi trovaste in un paesaggio lunare e perdere al tempo stesso il vostro sguardo tra lingue fiammeggianti di lava? E tutto a pochi chilometri dal mare. Ciò che maggiormente caratterizza Piedimonte Etneo, lo dice il suo stesso nome. E’ l’Etna, il vulcano dei vulcani. Un signore, altezzoso e affascinate che quando vuole sbuffa un po’ donando ai visitatori e a chi lì vive, un paesaggio ancestrale. Lo “Zappinazzu”, il più vecchio pino laricio dell’Etna. Ha 300 anni, è il nonnino dei pini dell’Etna, albero mitologico che illuminò la notte di Cerere alla ricerca di Proserpina per le impervie contrade del vulcano. Affascinanti crateri oramai spenti, oggi protagonisti solo dei nostri selfie. Mettetevi in posa! Immancabile, se siete da queste parti, è il Convento dei Cappuccini con altari in intarsio di legno. Da non dimenticare in un itinerario religioso la Chiesa di Santissima Maria delle Grazie e la Chiesa del Calvario, entrambe nella frazione di Presa.
Ed eccoci in Emilia. Un popolo di mezzo. Un po’ parmigiano. Un po’ ligure. Ma ciò che davvero caratterizza i cittadini di Compiano è una tradizione, tra le più peculiari di tutto il Paese. E’ la tradizione di addestrare gli orsi al ballo e non solo. Lontana un secolo. Ma viva nei ricordi e vivida nelle immagini che eloquentemente raccontano ancora oggi quel passato folcloristico e ballereccio che lega l’uomo a un suo ancestrale nemico, anche se qui di inimicizia c’è davvero ben poco, perché gli uni si stringevano agli altri accompagnati da morbide note musicali.
Sono gli Orsanti. Se questo borgo incredibile vi ha incuriosito… venite a passeggiare tra le sue “case-torri”. Saltellate sui ciottoli bianchi e neri raccolti dall’alveo del Fiume Taro, che insieme vanno a ricreare disegni e geometrie… sono la “strigaa”, ovvero la pavimentazione della strada del suo centro storico. Percorriamo dunque la strigaa, che taglia Compiano. Unica indicazione, abbiate il naso all’insù, perché solo così potrete innamorarvi di questo luogo. Un grazioso “su e giù” tra le diverse piazzette, percorrendo stretti viottoli con scalini ripidi che collegano la via superiore con quella inferiore del paese. Sono i “carubbi”… un retaggio ligure, ricordano infatti i peculiari “caruggi” genovesi.