ROMA – “Io so’ romano, eccellenza, ma a tempo perso so’ italiano, è corpa?”. Il Ciceruacchio che interpreta in ‘In nome del popolo sovrano’ è la summa di un vero e proprio legame lavorativo, non semplicemente rapporto, con Gigi Magni, quasi un suo alter ego dall’altra parte della cinepresa. È la capacità di assumere ruoli drammatici di Nino Manfredi, in grado di trasformarsi, però, anche in un emigrato italiano in Svizzera con ‘Pane e cioccolata’ o in un cinico e spiegato abitante di una baraccopoli romana in ‘Brutti, sporchi e cattivi’. O ancora in Geppetto, nell’indimenticato ‘Pinocchio’ di Luigi Comencini del 1972. Tanti ruoli, tanti volti, un solo grande attore, Saturnino Manfredi, questo il suo nome all’anagrafe, nasceva 100 anni fa in Ciociaria, il 22 marzo del 1921, nel Comune di Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone. Anche se quando diede i natali a Manfredi, era ancora in provincia di Roma: il passaggio avvenne solo nel 1927.
Artista versatile, insieme a Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, tra i più grandi interpreti del cinema italiano, ha intepretato con identica efficacia ruoli drammatici e comici, ha raccontato vizi e virtù degli italiani, con sarcasmo e cinismo.
LA VITA
Dopo un periodo, travagliato viste le diverse fughe, trascorso in un Collegio, si ammalò di tubercolosi, malattia curata in ospedale, un sanatorio. Qui imparò a suonare il banjo e iniziò la sua passione per la recitazione.Dopo un anno passato sui monti a Cassino, rifugiato per sfuggire al militare, nel 1943, un anno dopo si iscrisse all’Accademia di arte drammatica, diplomandosi nel 1947, anche se nel frattempo si era laureato in Giurisprudenza più per accontentare la famiglia, però. Perché la recitazione era la sua strada, il suo destino. Che lo avrebbe portato, nel 1949, a interpretare il ruolo di Francesco Marvasi nell’esordio al cinema, nel film drammatico sentimentale ‘Torna a Napoli’. Presto si accorge di lui anche la televisione. È il 1959, infatti, quando conquista il pubblico con la partecipazione a Canzonissima, dove diede vita al personaggio di ‘Bastiano, il barista di Ceccano’, famoso per la battuta ‘Fusse che fusse la vorta bbona’, forse uno dei primi tormentoni della storia della tv. Convinse anche l’amico Marcello Mastroianni, anche lui ciociaro perché originario di Fontana Liri, a esibirsi con lui in uno sketch.
Dopo di allora, arrivarono una serie impressionante di ruoli da protagonista o coprotagonista in pellicole che avrebbero fatto la storia del cinema italiano. Come in ‘Audace colpo dei soliti ignoti’ di Nanni Loy, il sequel de ‘I soliti ignoti’, diretto da Mario Monicelli, in cui Nino Manfredi interpreta Piede amaro che prende il posto di Tiberio, ruolo che fu di Marcello Mastroianni, con Gassman, Tiberio Murgia e Carlo Pisacane. E poi arrivarono ‘L’impiegato’, 1960, diretto da Gianni Puccini, divenne Dudù nel film ‘Operazione San Gennaro’ del 1966, il cognato disilluso di Alberto Sordi, in ‘Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?’ cult del 1968, anno in cui recitò nel film a episodi ‘Vedo nudo’. Nel 1969, invece, la prima collaborazione con Luigi Magni, per il film ‘Nell’anno del Signore’. Con il regista e sceneggiatore romano lavorerà in altri sette film, tra cui ‘In nome del Papa Re’, ‘Quelle strane occasioni’ e, appunto, ‘In nome del popolo sovrano’ nel 1990, quello di Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, che completa la trilogia iniziata con ‘Nell’anno del Signore’ e proseguita con ‘In nome del Papa Re’. Il monologo con cui si difende dopo essere caduto in mano austriaca, è entrato di diritto nella storia del cinema: “Ho voluto bene a Roma, embé? e da quanno in qua l’amor de patria è diventato un delitto? Però se nella legge vostra è un delitto vole’ bene ar paese propio, allora io so corpevole, anzi so reo confesso, e m’offennerebbe pure se me rimannaste assorto, percui, eccellenza, spero che lei se sia persuasa, e così voi che me sembrate… oooh, ma me state a senti’?”
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