PA, Fials: Rinnovo Ccnl dia precedenza a sanità, valorizzi operatori dimenticati e adegui stipendi a Ue.

Roma, 12 mar. – “Chiediamo al ministro Brunetta l’apertura immediata dei contratti nazionali 2019-2021: il comparto sanità deve avere un ruolo ‘privilegiato’ sulla tempistica e il negoziato con Regioni ed Aran si concluda prima dell’estate, per dare un segnale di attenzione verso gli operatori sanitari che hanno retto l’impatto dello tsunami abbattutosi negli ospedali durante la fase uno dell’epidemia e sono tuttora impegnati nella terza ondata. Occorre dare certezze e risorse congrue ai rinnovi contrattuali, non occasionali gratifiche, come avvenuto in Legge di bilancio 2021 per le professioni sanitarie e sociali, adeguando gli stipendi alla media europea”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale Fials, ricevuto oggi dal ministro della Funzione Pubblica.

“La contrattazione collettiva – prosegue – deve essere la leva indispensabile per gestire le risorse umane e attuare politiche che puntino a qualità e miglioramento dei servizi, e alla valorizzazione dei lavoratori. Nei prossimi mesi con il Recovery Fund avremo l’opportunità di chiudere la stagione dei tagli e aprirne una di investimenti per portare avanti quelle riforme che possano rendere il nostro SSN più forte e affrontare le sfide del domani, nella consapevolezza che il SSN italiano è un servizio di qualità di cui andare orgogliosi. E il merito, non solo dimostrato in pandemia, va riconosciuto agli operatori sanitari”.

“Guardiamo ai fondi europei – sottolinea il segretario generale Fials – come una grande opportunità per lo sviluppo dell’assistenza sul territorio, come organici adeguati e condizioni di lavoro che premino l’autonomia e le competenze delle professioni. Perdere questa occasione sarebbe un errore imperdonabile che si ripercuoterebbe per anni sulla salute dei cittadini”. Occorre ripensare l’intera formazione, specie delle professioni sanitarie, con la necessità di superare l’attuale imbuto formativo eliminando il numero chiuso delle iscrizioni alle università, con una programmazione seria del fabbisogno del personale sino alla formazione continua. “Altrimenti entro il 2023 – avverte – si rischia il default nella sanità per mancanza specie di infermieri e medici”.

“Bene la detassazione del premio produttività, ma necessita anche la detassazione degli incrementi contrattuali. Con 107 euro lordi mensili a partire dal gennaio 2021, incluso l’elemento perequativo e l’indennità di vacanza contrattuale – denuncia Carbone – l’aumento medio netto mensile si ridurrebbe ad appena 40 euro”. La Fials apprezza l’apertura del Governo con il Patto per l’Innovazione per la revisione dell’ordinamento professionale del personale e la progressione di carriera, ma “non è pensabile che tale costo di investimento e definizione sia rimandato alla Legge di bilancio 2022 che significa firmare i contratti solo tra un anno. Non lo permetteremo mai”.

Il nuovo Ccnl dovrà definire, tenendo conto delle proposte che saranno formulate dall’apposita Commissione Paritetica, un sistema di ordinamento professionale, più rispondente alle rinnovate necessità organizzative e funzionali, al fine di aprire nuovi spazi per l’evoluzione professionale e la riqualificazione delle competenze richieste dalle attività svolte, assicurando ai dipendenti e professionisti della salute nuove opportunità di crescita e valorizzazione professionale. “È necessario introdurre – propone il segretario generale Fials – una nuova disciplina, a partire da criteri definiti nel Ccnl, in grado di riconoscere adeguatamente le effettive conoscenze e competenze, autonomia professionale, incarichi di funzioni di responsabilità gestionali e di coordinamento, oltre agli incarichi professionali per tutti, subito dopo il periodo di prova, come avviene per ogni dirigente medico e non medico”.

Per la Fials occorre inoltre superare gli attuali limiti normativi che si frappongono alla possibilità di incrementare i fondi per la contrattazione integrativa, per rendere possibile una nuova disciplina degli sviluppi economici interni che sappia, in modo parallelo e secondo un doppio canale di progressione, valorizzare le competenze frutto della capacità di rispondere prontamente a esigenze organizzative e funzionali sempre più complesse, anche valorizzando l’esperienza maturata in Enti ed Aziende Sanitarie, in quanto l’anzianità è un valore dinamico e non statico.

 

Per realizzare questi obiettivi è, dunque, “necessario prevedere per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021 – argomenta Carbone – l’avvicinamento degli istituti contrattuali di parte normativa ed economica del comparto a quelli della dirigenza con un percorso legislativo che veda il riconoscimento, per le professioni sanitarie del comparto, dello svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria, oltre all’indennità di esclusività del rapporto di lavoro, e per le professioni sanitarie e socio sanitarie il riconoscimento di attività usurante”.

Per farlo, occorre liberalizzare la determinazione dei fondi contrattuali aziendali, modificando l’art. 23, comma 2, del Dlgs n. 75/2017, che prevede che dal 1° gennaio 2017 l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, anche di livello dirigenziale, non possa superare il corrispondente importo determinato per l’anno 2016, ma anche finanziare ulteriormente i fondi contrattuali con l’art. 11 legge 60 del 2019 che li incrementa rispetto all’aumento del numero del personale in servizio. Urge proseguire il percorso iniziato con il Ccnl 2016-18, ripristinando gli spazi di contrattazione e di confronto che la legislazione attuale ha sottratto al tavolo negoziale.

“É necessario – conclude il segretario generale Fials – superare il ‘divieto a contrattare’ e trattare sulle ricadute su dipendenti e professionisti delle modifiche all’organizzazione del lavoro, nonché definire, insieme a Enti e Aziende, gli obiettivi per migliorare qualità del lavoro, inquadramento e sviluppo professionale. É di vitale importanza un radicale cambio di passo. Non è il tempo di tirarsi indietro, ma di dimostrare responsabilità e recuperare il nostro ruolo negoziale di sindacato per dare maggiore concretezza del coinvolgimento diretto dei dipendenti e professionisti della sanità, con le proprie competenze e capacità, al processo decisionale aziendale”.

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