ROMA – “In vista dell’8 marzo non vogliamo piangerci addosso, ma essere protagoniste di rinascita, portatrici di una differenza rigenerante”. È Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma, ad aprire il web talk di oggi pomeriggio promosso appunto dalle Acli di Roma ‘Mi vanto di esser donna’, nel solco di un progetto annuale dedicato alle donne che nella pandemia hanno pagato un prezzo alto. “Il 60% delle richieste di aiuto provenienti dal patronato o dal Caf erano di donne– ha specificato infatti Borzì- e chiedevano come fare per avere determinati diritti, per sostegno psicologico, ricerca di lavoro, ma anche kit scolastici, fino al cibo”.
Il dibattito ha portato a esplorare storie paradigmatiche, modelli virtuosi, ostacoli, a partire dall’impegno delle Istituzioni. Hanno partecipato, tra le altre, Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio di Roma; Gabriella Stramaccioni, Garante delle persone private della libertà per il Comune di Roma; l’imprenditrice Daniela Gazzini che ha parlato dell’esperienza Vivi Bistrot, la ginecologa Antonia Testa, la preside Patrizia Sciarma che ha segnalato come “la povertà educativa in contesti medio alti assuma contorni a volte striscianti”, parlando di “quella impronta educativa familiare orientata alla competizione” come di un modello che miete “vittime soprattutto tra le ragazze”.
Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio I, che sostiene molti progetti con Acli Roma, ha ricordato come “il modo delle donne di gestire il potere non sia competitivo alla maniera maschile. Oggi- ha aggiunto- si parla di donne in politica e ha fatto tanto male vedere articoli su ‘dove stanno le donne del Pd’”. E ha sottolineato: “Bisogna entrare nei luoghi della formazione per costruire una società diversa“, ricordando a tal proposito un opuscolo realizzato “dalla cooperativa BeFree dedicato ai ragazzi e alle ragazze sulla parole della violenza”.
Gabriella Stramaccioni, Garante delle persone private della libertà per il Comune di Roma, ha parlato di cosa voglia dire entrare in carcere con gli occhi di una donna: “Nel carcere si trovano persone, non reati. Questa logica aiuta a comprendere i problemi. La presenza delle detenute in Italia è intorno al 4-5%, circa 2mila presenze, ma gli Istituti femminili sono solo 4 e le altre sono sparse. L’ordinamento carcerario è tutto al maschile e Roma, dove il carcere femminile di Rebibbia è il più grande d’Europa, è stata pioniera per una casa di accoglienza per le donne. Ho l’impressione che si deleghi troppi al penale e mai si lavora su educazione e prevenzione” ha rimarcato.
Diverse le testimonianze di donne che hanno parlato della propria esperienza professionale, tra stereotipi e affermazione della leadership. La ginecologa Antonia Testa ha espresso riconoscimento per “l’impegno di Acli, così radicata sul territorio. Nel nostro lavoro- ha detto- c’è la vocazione alla medicina, ma anche un servizio al dialogo. Questo 8 marzo il tema sarà la leadership, non è vocazione al potere, ma è sapersi spendere per gli altri”.
Lucia Muscari, nuova responsabile dell’Ufficio Stampa della Questura di Roma ha commentato i dati che mostrano “come la pandemia abbia peggiorato la violenza. Una battuta o cattiveria che prima accadeva per strada, oggi corre sulla rete. Bisogna agire nelle scuole e noi poliziotti spesso andiamo a parlare con i bambini”. E una raccomandazione alle donne: “Non dobbiamo abbrutirci, non dobbiamo diventare uomini, ma mantenere la femminilità. Il sessismo si combatte con intelligenza e professionalità. Dobbiamo essere brave, non più brave”.
“Non è tutto così negativo, ci sono cose che abbiamo conquistato con battaglie politiche e sindacali” ha ricordato Sandra Giorgio, responsabile Acli-Colf Roma, che anche su “smart working, congedi parentali, asili nido nelle aziende” ha tenuto a sottolineare come “siano state conquiste di battaglie fatte per anni. E io ci sono stata- ha detto- sono stata in prima linea per le donne”.
Non è mancato un saluto e un invito in un videomessaggio della ministra Elena Bonetti: “Promuovere il ruolo delle donne e dare vita a un modello di sviluppo capace di essere all’altezza. Il rischio- ha ribadito la ministra- è quello di tornare a una visione vecchia e non efficace. Bisogna coinvolgere le donne e il nostro Paese è nelle condizioni di accettare questa sfida”.
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