Sanremo premia gli esterni e i dipendenti Rai restano ostaggio di un codice etico anacronistico.

“Non certo perché pensano che non si possa puntare sulle validissime e autorevoli e collaudate professionalità interne – continua Macchioni – che nel servizio pubblico ci sono e sono tante, sia fra i giornalisti sportivi (vedi Paola Ferrari) che fra i giornalisti politici o di cronaca. I nomi sono tantissimi c’è solo l’imbarazzo di ricordarli, da Sonia Sarno ad Alessandra Carli, da Francesco Giorgino a Simonetta Guidotti, da Caterina Balivo ad Alberto Marano, da Monica Setta a Paolo Corsini, da Eleonora Daniele a Valentina Bisti, da Barbara Romano a Mariella Venditti, da Bianca Berlinguer a Massimiliano Lenzi, da Luciano Ghelfi ad Adele Ammendola, da Fabrizio Frullani a Laura Pintus, da Daniele Rotondo ad Angelo Polimeno, da Anna Piras a Roberta Serdoz, tutti volti noti del piccolo schermo Rai, tutti bravi e preparati, tutti all’altezza di una conduzione sanremense! O perché siano d’accordo nel lasciare spazio a colleghi di reti concorrenti ma perchè in azienda esiste un “misterioso e temibile oggetto” che come un trojan si attiva a corrente alternata che si chiama “codice etico”, per cui se ti azzardi a protestare ecco che posso sanzionarti.
Parlando seriamente: quando libereremo i giornalisti Rai dalla censura? Quando aboliremo un codice etico scritto in modo antistorico e anacronistico? Questa è una battaglia di civiltà e di democrazia che dovrebbe interessare l’Usigrai. Liberare le intelligenze che stanno in azienda, valorizzarle, far emergere le capacità dei singoli, favorire il dinamismo, la creatività, non ingessare le procedure, non mettere lacci e lacciuoli. Rimettere la professione del giornalista e del reporter al centro, svincolato dalle pressioni politiche e di corrente, libero dalle ingerenze. Ma vi pare possibile che oggi un giornalista Rai per scrivere su un settimanale o su un quotidiano debba chiedere il permesso alla azienda? Vi pare normale che per essere ospite in trasmissioni della stessa azienda abbia bisogno di un consenso scritto? E se viene negato? Su quali basi? Ecco, io credo che oggi il sindacato dovrebbe battersi per la libertà di stampa e per la libertà del giornalista. Oggi in Rai dovrebbe essere possibile criticare con garbo tutto e tutti, anche i vertici dell’azienda quando dimostrano incapacità conclamata. E abbiamo avuto più di un esempio, purtroppo, di personaggi imposti dalla politica che hanno devastato reti e azienda. Perchè un giornalista non è un servo della gleba ma un libero cittadino, anzi un cittadino che ha fatto della libertà e della verità la sua missione di vita. Tutto il resto è noia” conclude Macchioni.