Il mito del Noce e Bagno di Foresta ad Assisi a luglio.

 

 

 

Cara/o Immaginalista,

come ogni martedì, ti racconto un mito,
per portarti con me nel mondo simbolico e immaginale.
Oggi ti parlo del mito legato all’albero vigoroso e possente del noce.

IL MITO DEL NOCEOriginario dell’Asia Minore, l’albero fu introdotto in Europa dai re Persiani.
Plinio il Vecchio testimonia che le noci venivano importate dai Greci fin dal VII secolo a.C, lo chiamarono “Karya Basilica” ovvero noce regale perché lo ritenevano un albero profetico.
Nella mitologia greca il noce era legato al dio Dionisio. Si racconta infatti che Dionisio ospite del re Dione della Laconia si innamorò, corrisposto, di una delle tre figlie del re, Caria. Le sue due sorelle, per gelosia,  iniziarono a diffondere pettegolezzi sul dio Dionisio che, inferocito, le fece prima impazzire e poi le uccise. Per il dolore anche Caria morì e Dionisio ancora innamorato la trasformò in un albero di noce, che potesse produrre frutti fecondi.
Una curiosità: i Laconi fecero costruire un tempio e al suo ingresso misero delle statue scolpite in legno di noce raffiguranti le tre sorelle che furono poi chiamate Cariatidi.
Al noce vengono attribuite valenze positive ma anche negative.
La Bibbia lo cita come albero escluso dal paradiso terrestre.
Secondo il Vangelo era di noce la croce su cui morì il Cristo.
In epoca romana Ovidio racconta che i ragazzi utilizzavano i frutti come palline da gioco e
proprio per questo
durante i matrimoni era consuetudine gettarle sugli sposi, a simboleggiare la fine dell’età dei giochi.
Il nome scientifico del noce è Juglans regia, nome che deriva dal latino jovis glans che significa “ghianda di Giove”, a testimonianza della sacralità e del legame con la divinità, probabilmente grazie alla sua maestosità e al valore nutritivo del frutto.
Il legame del noce con le divinità femminili si tramandò anche nella cultura medioevale, come testimonia la leggenda del noce di Benevento.
La leggenda narra che durante la notte di San Giovanni le streghe, a capo delle quali vi era Diana, sciamassero a migliaia nei cieli recandosi al gran sabba che si teneva sotto il noce di Benevento.
Pare che l’albero fosse molto vecchio: nel VII secolo, sotto il regno di Costante II, il vescovo Barbato l’aveva fatto sradicare per troncare alcune pratiche pagane che venivano celebrate in onore di qualche dea lunare.
La convinzione che streghe e demoni prediligessero il noce per i loro sabba era diffusa in tutta Italia.
A Roma una leggenda narra che la chiesa di Santa Maria del Popolo fu costruita per ordine di Pasquale II nel luogo in cui precedentemente vi era un noce, luogo di ritrovo per migliaia di diavoli che danzavano nel cuore della notte. Anche a Bologna si credeva che le streghe si riunissero sotto queste piante.

Noi immaginalisti non ci fermiamo qui, perché noi siamo natura e siamo noce.
Medita presso un noce, invoca il suo spirito, sorseggia l’infuso prodotto dalle sue foglie e quando gusti i suoi frutti, mangiali con attenzione cosciente.

Lo spirito del noce è un grande aiuto per uscire dalla gabbia mentale, quando questa diventa soffocante e ossessiva.
Non essere tormentati dai propri pensieri a volte non è facile e allora parlare con lo spirito del noce dei pensieri che ti tormentano può essere di grande aiuto.

Il “bagno di foresta” (questa sarebbe l’espressione più vicina al concetto di Shinrin-Yoku)
ci consente di lavar via lo stress accumulato.
L’immersione nella natura ha effetti terapeutici comprovati in modi empirici e scientifici.
È indispensabile oggi che i benefici della natura vengano ribaditi da una filosofia, lo Shinrin-Yoku, che porta con sé un metodo pratico di azione e comportamento per stringere nuovamente quella relazione naturale e vitale con la natura, che l’industrializzazione ha invece sradicato dalle nostre anime.

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Selene


Staff di Selene Calloni Williams

 

 

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