Le parole di Marcello Pezzetti, uno dei massimi studiosi italiani della Shoah.
ROMA – “L’antisemitismo è come un fiume carsico, quando non lo vediamo vuol dire che è sotto di noi, e ogni tanto riaffiora”. Sono le parole di Marcello Pezzetti, uno dei massimi studiosi italiani della Shoah, intervistato dall’agenzia Dire sull’allarme razzismo e antisemitismo in Italia, anche alla luce di quanto successo pochi giorni fa alla presentazione del libro di Lia Tagliacozzo. “Fra le condizioni che fanno riaffiorare il razzismo e l’antisemitismo c’è sicuramente il comportamento delle istituzioni- continua- Quando un politico di alto livello usa lui stesso un linguaggio razzista, per esempio, è chiaro che la gente si sente legittimata a far riaffiorare ciò che scorreva sotto”.
Secondo Pezzetti, quindi, l’antisemitismo non si può estirpare completamente dalla società, ma si deve fare di tutto per limitarlo, e la scuola deve essere al centro di questo processo. A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata della memoria, Pezzetti precisa che il processo di sensibilizzazione non deve ridursi a un esercizio retorico. “La società deve munirsi di mezzi per bloccare queste ‘malattie’- aggiunge- come si usano i farmaci per quelle ordinarie. La scuola ha un compito fondamentale in questo processo educativo, ma lo deve fare senza retorica, che è la morte di questo lavoro, e in modo graduale, spalmando questo sforzo su tutto l’arco della carriera di uno studente”.
Interpellato sulla Shoah dei Rom e dei Sinti, una tragedia gravemente dimenticata e rimossa dal dibattito pubblico, Pezzetti ricorda che “queste popolazioni sono state oggetto della persecuzione più simile a quella che hanno subito gli ebrei”. “Anche loro, una volta deportati nei campi di concentramento, alla fine venivano sistematicamente uccisi perché considerati un pericolo biologico, esattamente come gli ebrei- conclude– La gente non si rende conto dei danni prodotti da questa ideologia perché ancora oggi c’è un pregiudizio diffuso e subdolo nei loro confronti, come se non avessero subito nulla. È invece molto importante capire cosa hanno subito per cercare di intervenire sul sentimento anti-rom che è ancora molto forte. Purtroppo quando ci sono delle affermazioni violentemente razziste nei loro confronti, si è troppo permissivi. Invece bisognerebbe punirle perché fanno un danno enorme e, allo stesso tempo, lavorare di più per un’educazione al rispetto e contro i pregiudizi”.
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