FROSINONE: Condannata a un anno e 10 mesi e alla sospensione della patente per 4 anni la “pirata” che ha travolto e ucciso DANIELE STIRPE.
UN ANNO E DIECI MESI ALLA “PIRATA” OGGI VENTISETTENNE CHE
HA TRAVOLTO E UCCISO IL PASTICCIERE FRUSINATE DANIELE STIRPE
Alla giovane, che ha patteggiato la pena, è stata anche sospesa la patente 4 anni. L’assurdo incidente il 31 marzo 2019 ad Alatri, la vittima investita fuori da un bar
Un anno e 10 mesi di reclusione più la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per quattro anni: questa la pena, con la sospensione condizionale, patteggiata mercoledì 13 gennaio 2021, in Tribunale a Frosinone, avanti il Giudice per l’Udienza Preliminare dott.ssa Ida Logoluso, da Tania Ceci, oggi 27 anni, di Alatri, accusata e ora anche condannata per omicidio stradale e omissione di soccorso per la tragica morte di Daniele Stirpe. Nulla potrà mai restituire loro il loro caro, ma quanto meno i familiari del pasticciere di soli 46 anni, di Frosinone, hanno ottenuto un po’ di giustizia: Stirpe ha lasciato la compagna e due figli minori oltre ai genitori e ai fratelli, questi ultimi assistiti da Studio3A-Valore S.p.A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il tragico e assurdo incidente è successo il 31 marzo 2019, ad Alatri. Quella mattina Daniele, che lavorava in proprio nel suo laboratorio di pasticceria di via Ceccano, era partito presto col suo furgoncino per consegnare i cornetti freschi nei locali che serviva e durante il giro si era fermato – tappa abituale – al “Bar Anna”, al km 7+750 della Regionale 155, per prendere un caffè con lo zio Enzo di 64 anni che a sua volta a quell’ora partiva per il lavoro: i due si davano spesso appuntamento lì per colazione. Ed è qui, alle 4.55, che si è consumato il dramma. Usciti dal locale, zio e nipote si sono fermati 2-3 minuti a chiacchierare prima di risalire sui rispettivi mezzi, quando, improvvisamente, è piombata su di loro una Smart che, come impazzita, ha invaso la corsia opposta e lo spazio pedonale dove si trovavano i malcapitati, travolgendoli entrambi e facendoli volare sull’asfalto: per il 46enne non c’è stato nulla da fare; lo zio è rimasto ferito seriamente ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale “Fabrizio Spaziani” ma, almeno lui, se l’è cavata.
Non bastasse, l’utilitaria non si è fermata lasciando i due uomini al loro destino. Solo alcune ore più tardi la Ceci si sarebbe presentata presso la locale stazione dei carabinieri ammettendo le sue responsabilità e asserendo di aver avuto un colpo di sonno: nell’auto però c’era anche il fidanzato, M. R., 30 anni, pure lui di Alatri, e si è posto da subito il dubbio su chi dei due fosse effettivamente al volante, anche perché l’auto era di proprietà del giovane e, soprattutto, dai test tossicologici cui è stato sottoposto era emerso che questi era positivo all’alcool, con un tasso alcolemico di 1,26 g/l, e aveva assunto cocaina e cannabinoidi. Vi era dunque il sospetto che la fidanzata volesse coprirlo, al punto che il Pubblico Ministero della Procura di Frosinone titolare del procedimento penale aperto all’indomani della tragedia, la dott.ssa Barbata Trotta, li aveva indagati entrambi per omicidio stradale e omissione di soccorso e anche, rispettivamente, per gli ulteriori reati di autocalunnia, nell’ipotesi che la giovane si fosse falsamente auto-accusata, e di calunnia, nel caso che l’oggi trentenne avesse scaricato le sue colpe sulla compagna. Per stabilire l’identità del conducente il Pm ha dovuto disporre accertamenti tecnici non ripetibili ad hoc per l’estrapolazione di tracce papillari e biologiche sulla vettura, in particolare sul volante, del Dna e delle impronte.
Alla fine però l’inchiesta è giunta alla conclusione che alla guida vi fosse la giovane, a cui la perizia cinematica, affidata dal Sostituto Procuratore al geom. Francesco Di Gennaro, ha attribuito l’esclusiva responsabilità dell’investimento: tra l’altro è emerso che procedeva anche a una velocità superiore al limite consentito, oltre ad aver perso il controllo dell’auto, travolto un incolpevole pedone ed essere fuggita. Di qui la richiesta di rinvio a giudizio, la fissazione dell’udienza preliminare e ora la condanna che chiude quasi definitivamente il doloroso capitolo giudiziario. Quasi perché sempre mercoledì, avanti lo stesso Giudice, è stata discussa anche l’opposizione proposta per conto dei familiari di Stirpe contro la richiesta di archiviazione di tutte le accuse a carico del passeggero e proprietario della Smart, con particolare riferimento per quella di omissione di soccorso: il Gup si è riservato la decisione.
I genitori e i fratelli di Daniele Stirpe che, attraverso il responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si sono affidati a Studio3A, sono già stati risarciti per la grave perdita subita, ma chiedevano anche una condanna dell’investitrice ad una pena che non fosse proprio simbolica e, pur con tutti i limiti della giustizia italiana, una parziale risposta l’hanno ottenuta.