Roma. – “Quello che e’ avvenuto ieri a Washington ha tutta l’aria di essere stata una prova generale, non tanto per sondare l’adesione dei sostenitori ma una collaborazione ‘attiva’ da parte delle istituzioni. Che fortunatamente non c’e’ stata, anzi: la proposta di impeachment contro Trump dimostra il contrario. Ora pero’ al presidente Joe Biden spetta il difficile compito di riportare il Paese sulla strada del dialogo, ma anche i repubblicani dovranno fare la loro parte, prendendo le distanze dalle idee di Trump”. Cosi’ all’agenzia Dire Nicola Colacino, docente di Relazioni internazionali dell’Universita’ Nicolo’ Cusano.
Secondo il professore, l’irruzione dei sostenitori di Donald Trump a Capitol Hill per impedire al Congresso di certificare la vittoria di Biden “forse non era del tutto prevedibile, ma di certo Trump ha iniziato a lavorarci su da tempo”. Colacino ricorda: “Le notizie false e mai provate sui brogli elettorali diffuse in questi mesi in modo spregiudicato sui social network facevano prevedere la mobilitazione dell’ultradestra, come i ‘Proud Boys'”. Cio’ si ricollega a un problema ulteriore, secondo il professore: “L’intervento molle e tardivo da parte della Guardia nazionale, che viene attivata dal Pentagono su sollecitazione del ministro della Difesa, quindi dallo stesso governo Trump”. Colacino continua: “Sembra che ieri, quindi, sia stata consentita una manifestazione di forza della piazza verso le istituzioni ed e’ inaccettabile in un Paese democratico come gli Stati Uniti l’idea che un presidente e il suo esecutivo abbiano permesso tutto questo”.
Il professore sottolinea che in qualche modo, sdoganando idee estreme e anti-democratiche, il partito repubblicano stia diventando “il partito di Trump”. Secondo Colacino, “in America, democratici e repubblicani – nonostante divergenze e sgambetti – hanno sempre giocato sullo stesso campo, mentre invece per la prima volta l’ala repubblicana ha assunto le sembianze di una forza extra-parlamentare”. Una minaccia, questa, che i repubblicani stessi dovranno sventare “grazie ai moderati al loro interno”.
A Biden ora spetterebbe il compito di “ricucire le ferite”. Secondo Colacino, in un Paese devastato dalla pandemia e polarizzato dalle idee di Trump che spingono a non rispettare piu’ le regole, che siano ricette scientifiche, economiche o politiche, “Biden dovra’ fare meglio di Obama, offrendo una visione nuova del mondo”. Il professore aggiunge: “Dovra’ saper dialogare con le forze sociali moderate, come quelle del Black Lives Matter, avendo pero’ al tempo stesso un atteggiamento netto contro quelle estremiste. I Proud Boys non hanno ancora riempito le piazze come il movimento per i diritti degli afroamericani oppure Occupy Wall Street di qualche anno fa, ma se le tensioni interne permangono sara’ inevitabile che tornino a esplodere”.
Un altro spunto riguarda le ripercussioni internazionali. Secondo Colacino, un’America debole dal punto di vista democratico “minaccia anche le democrazie internazionali, tra cui l’Unione Europea e l’Italia”. Il professore conclude: “Sappiamo che movimenti estremisti, come ad esempio i negazionisti, che non intendono seguire le regole della democrazia e della politica, sono forze potenti”. Il professore sottolinea che in qualche modo, sdoganando idee estreme e anti-democratiche, il partito repubblicano stia diventando “il partito di Trump”. Secondo Colacino, “in America, democratici e repubblicani – nonostante divergenze e sgambetti – hanno sempre giocato sullo stesso campo, mentre invece per la prima volta l’ala repubblicana ha assunto le sembianze di una forza extra-parlamentare”. Una minaccia, questa, che i repubblicani stessi dovranno sventare “grazie ai moderati al loro interno”.
A Biden ora spetterebbe il compito di “ricucire le ferite”. Secondo Colacino, in un Paese devastato dalla pandemia e polarizzato dalle idee di Trump che spingono a non rispettare piu’ le regole, che siano ricette scientifiche, economiche o politiche, “Biden dovra’ fare meglio di Obama, offrendo una visione nuova del mondo”. Il professore aggiunge: “Dovra’ saper dialogare con le forze sociali moderate, come quelle del Black Lives Matter, avendo pero’ al tempo stesso un atteggiamento netto contro quelle estremiste. I Proud Boys non hanno ancora riempito le piazze come il movimento per i diritti degli afroamericani oppure Occupy Wall Street di qualche anno fa, ma se le tensioni interne permangono sara’ inevitabile che tornino a esplodere”.
Un altro spunto riguarda le ripercussioni internazionali. Secondo Colacino, un’America debole dal punto di vista democratico “minaccia anche le democrazie internazionali, tra cui l’Unione Europea e l’Italia”. Il professore conclude: “Sappiamo che movimenti estremisti, come ad esempio i negazionisti, che non intendono seguire le regole della democrazia e della politica, sono forze potenti”.
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