INDICATA LA MAPPA DEI 67 SITI DOVE POTER REALIZZARE IL DEPOSITO NAZIONALE DI SCORIE RADIOATTIVE.
Rufa: “L’argomento è molto delicato ed il Governo dimostra superficialità, incutendo paure sul territorio nazionale”
L’Italia non ha centrali nucleari attive, ma una gran quantità di rifiuti radioattivi da smaltire. Gli italiani hanno detto no all’energia atomica nel 2011 mediante un referendum abrogativo che ha portato alla chiusura dei quattro siti di Latina, Caorso, Trino Vercellese e Garigliano. Da allora, è stato necessario avviare l’istituzione di un deposito nazionale, come già realizzato in altri Paesi Ue, dove ospitare le scorie radioattive. Tra questioni politiche e continui rinvii l’elenco delle aree idonee per ospitare il deposito, che soddisfa i criteri di Ispra e i requisiti delle linee guida della Iaea (International Atomic Energy Agency), è rimasto fermo per anni. Solo ora, dopo indagini e valutazioni di vario tipo, la Sogin (Società di Gestione di Impianti Nucleari)ha potuto pubblicare l’elenco, Si tratta di 67 zone che soddisfano 25 criteri stabiliti cinque anni fa e riportati nella CNAPI, la carta delle aree potenzialmente idonee, ora ci sarà una consultazione pubblica e partirà l’iter sino alle manifestazioni di interesse. L’Italia deve riuscire, secondo programma, ad avviare il deposito entro il 2025. La spesa pervista per il Deposito, affiancato da un parco tecnologico, è di 900 milioni di euro. “Non abbiamo centrali nucleari attive sul nostro territorio –commenta il sen. Gianfranco Rufa (Lega)- non sono state volute a suo tempo centrali nucleari per la produzione di energia pulita, adesso però abbiamo 60 giorni di tempo dalla pubblicazione (del 5 gennaio) per la consultazione pubblica con Regioni ed enti locali che faranno le loro osservazioni a Sogin. Servirà il consenso della comunità per poter poi proseguire e, una volta trovato l’accordo, saranno necessari almeno 4 anni per costruire il deposito, che viene stimato, sarà su un’area di 150 ettari. Per l’ennesima volta in una questione così delicata ed importante come il deposito nazionale delle scorie radioattive, emerge l’incapacità e superficialità di questo Governo –continua il senatore Rufa-. Si parla di un’opera attesa da anni, e prima ancora di avere un confronto politico, si pubblicano le mappe dei siti indicati da Sogin, creando paure ed ansie, da parte delle Regioni e dei Comuni indicati. Infatti a meno di poche ore dalla pubblicazione della mappa redatta da Sogin, le amministrazioni locali e regionali stanno protestando ed esternando opposizioni contro gli esisti stabiliti per la realizzazione di questo “cimitero di scorie radioattive”, anche amministrazioni regionali targate PD. La stessa Regione Lazio guidata dal segretario nazionale del PD Zingaretti, in un comunicato ha sottolineato di essere indisponibile, essendo indicati 22 siti in provincia di Viterbo. Un ulteriore scontro interno tra gruppi di maggioranza e governo dove forse non c’è comunicazione ,e che mostra quanto sia fragile questa gestione!!! Ora non c’è ombra di dubbio che il deposito di scorie è un obiettivo importante, ma è altrettanto importante che si seguano i doverosi passaggi, come evidenziato dall’on. Vannia Gava (responsabile del dipartimento Ambiente della Lega), alla quale mi unisco, nel chiedere che i ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico vengano al più presto in commissione Ecomafie a rispondere di questo comportamento irresponsabile. Come membro della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse a ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, chiedo che il Governo riferisca quanto proposto da Sogin, è un atto doveroso, come richiesto dalla “Convenzione comune sulla sicurezza della gestione del combustibile esaurito e sulla sicurezza della gestione delle scorie radioattive”. Infatti in essa si evidenzia chiaramente la necessità che i processi decisionali e dunque amministrativi, relativi alle modalità di gestione dei rifiuti radioattivi, debbano essere, il più possibile, oggetto di concertazione tra i soggetti politici locali, gli attori sociali e le popolazioni coinvolte. Solo un’azione improntata alla condivisione delle soluzioni da adottare consente una risoluzione efficace del problema”.