FRANCESCO PAOLO INGRAO, RAFFINATO MECENATE.
Qui si innesta una realtà a mio parere prettamente ciociara cioè quella realtà che pur, se erroneamente, si attribuisce e riconosce generalmente a questo termine e cioè rozzo, ignorante, cafone quindi arrogante e di cui protagonista e attore fu sicuramente l’amministrazione comunale di Lenola dell’epoca. Ammesso che abbia almeno intuito non dico compreso pienamente, il valore e la unicità del lascito, non è tanto criticabile anzi è perfino comprensibile il fatto che il Comune non fosse attrezzato e dotato per ospitare un compendio artistico di tale significato ma la ignoranza e rozzezza di cui sopra vanno confermate col fatto anche che nessun uomo pubblico o politico si facesse parte attiva per far restare la collezione se non a Lenola, a Fondi o a Terracina o a Frosinone o a Cassino o a Latina! Non conosciamo il comportamento in merito dell’On.Ingrao. La signora Mulas, di origine sarda, vista tale reazione, si sentì libera di disporre del lascito a proprio piacimento: si noti che la collezione già all’epoca fu valutata e stimata in 75 miliardi di Lire! Donò tutto il compendio alla città di Cagliari che immediatamente si rese conto della eccezionale opportunità, provvide immediatamente ad ampliare una sua antica struttura museale già esistente per poter ospitare la collezione Ingrao che di un solo colpo sollevò la città di Cagliari ai primi posti in Italia per opere del Novecento Italiano! Inutile dire che la città onorò il munifico mecenate dedicandogli anche una importante piazza cittadina. La Ciociaria dunque anche a quell’epoca, grazie ai suoi amministratori e alla di loro intelligenza e perspicacia, confermò la propria sensibilità e la propria apertura mentale: venne dilapidata e sprecata una occasione irripetibile da parte degli amministratori e politici di quegli anni! Quale terribile vuoto per i ciociari e soprattutto per gli scolari e studenti, allora come oggi privati della contemplazione del bello e del buono a causa della insipienza e ignoranza dei propri politici ed amministratori.
Certamente sul territorio, a dispetto della totale e completa assenza di stimoli e motivazioni, operano nel silenzio e nel riserbo un piccolo manipolo di cultori che effondono i loro interessi e il loro piacere in diversi ambiti dell’arte, non trascurando alcuni di essi riferimenti alla tradizione artistica ciociara, estremamente ricca, pur se altrettanto estremamente ignorata e sconosciuta.
Tra i mecenati ormai iscritti con tale qualifica nell’albo d’oro del Paese, va ricordato un cugino di Francesco Paolo Ingrao, e cioè Francesco Ingrao, medico a Roma, fratello dell’onorevole, che assieme alla moglie, baltica, Guina anche appassionata, mise assieme una quantità considerevole soprattutto di opere grafiche degli artisti del Novecento Italiano: serigrafie, litografie, disegni, acquarelli, monotipi: oggi trentacinque di tali opere arricchiscono il cosiddetto Casino Nobile di Villa Torlonia.
Michele Santulli