BREXIT. COLDIRETTI: CON PAURA NO DEAL +14% PUMMAROLA ITALIANA.
Senza accordo sulle regole con l’Unione Europea, la Gran Bretagna- sottolinea- rischia pero’ anche di diventare il porto franco del falso Made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti italiani a indicazioni geografica e di qualita’ (Dop/Igp), che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore. I maggiori contraffattori del Made in Italy a tavola nel mondo sono infatti gli Usa, con i quali gli inglesi hanno stretto un accordo commerciale, ma anche il Canada e l’Australia che fanno parte del Commonwealth. Si tratta purtroppo di un rischio reale come dimostrano- continua la Coldiretti- le vertenze Ue del passato nei confronti di Londra con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. La preoccupazione e’ peraltro che- continua la Coldiretti- si affermi una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati britannici e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo, dall’extravergine di oliva al prosciutto di Parma, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano. Le esportazioni di prodotti alimentari tricolori sono state pari a 3,4 miliardi di euro nel 2019, dopo il vino che complessivamente ha fatturato sul mercato inglese quasi 771 milioni di euro, spinto dal Prosecco Dop, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani piu’ venduti in Gran Bretagna ci sono- sottolinea la Coldiretti- i derivati del pomodoro per circa 350 milioni di euro nel 2020, ma rilevante e’ anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro.
Agenzia DiRE www.dire.it