COVID. LAZIO, CGIL: ALLENTARE ORA CI PORTEREBBE SUBITO A TERZA ONDATA.
“Rispetto alla prima fase- spiegano i sindacati- dove i numeri complessivi non erano paragonabili agli attuali (basti ricordare che ad aprile i positivi rilevati nella regione erano 4500), ci sono voluti 2 mesi per riportare la curva a valori sotto controllo: solo a giugno, a 60 giorni dalla fine del lockdown, ricoveri e casi complessivi erano consistentemente diminuiti. Come ribadito oggi dalle rappresentanze sindacali della dirigenza medica a livello nazionale, e’ assolutamente controproducente pensare oggi di allentare le misure di contenimento nel periodo natalizio. Devono essere trovate soluzioni, contingentamenti e anche ulteriori limitazioni, che consentano si’ le frequentazioni personali, come l’accesso a beni e servizi, ma prevenendo qualsiasi occasione di contagio e assembramento. Non potra’ essere un Natale ‘normale’: lo pagheremmo sicuramente con valori nuovamente fuori controllo e troppo elevati perche’ siano poi garantite le cure e gestiti gli effetti. Considerando l’atteso picco dell’influenza stagionale nei primi mesi del prossimo anno. E bisogna andare avanti col potenziamento del personale e dei servizi, in una strategia integrata, dall’effettuazione dei tamponi al coordinamento dei servizi territoriali: tra gli operatori sanitari, sottoposti ad elevatissimi carichi di stress, alle carenze di organico si aggiungono le assenze per contagi”. “Questo vuol dire straordinari- aggiungono- doppi turni, aggravio di carichi e impossibilita’ di pause. Gli operatori sono anche piu’ stanchi, dopo mesi di elevatissima pressione. La progressiva immissione di personale non e’ ancora sufficiente per arrivare alla soglia ‘critica’ sempre indicata: mancano ancora almeno 3000 assunzioni, e a tempo indeterminato”.
E ancora precisano le sigle sindacali di Roma e del Lazio, “cosi’ come sulla sicurezza non si puo’ abbassare la guardia: nonostante gli sforzi fatti e la previsione di Rsa pubbliche, cosi’ come l’estensione della sorveglianza sanitaria periodica anche agli operatori dei servizi socio sanitari e socio assistenziali, le strutture residenziali sono ancora troppo spesso luogo di focolai, colpendo ancora proprio la fascia di popolazione piu’ a rischio. Potenziare l’intera rete dei servizi, inclusa l’emergenza, trasformare le USCAR integrandole nei distretti ed aumentando il personale dedicato, significa andare verso una sanita’ davvero integrata, assistere meglio i pazienti in isolamento, garantire i servizi domiciliari e di prossimita’, specie ai piu’ fragili, alleggerire gli accessi ai pronto soccorso. L’attenzione va tenuta alta: le rinunce che tutti noi facciamo oggi sono necessarie a ritornare quanto prima alla normalita’, cosi’ come gli investimenti straordinari che chiediamo in questi mesi non sono solamente finalizzati all’emergenza, ma a restituire ai cittadini del Lazio un sistema sanitario piu’ esteso ed efficace nel tempo”, concludono la Cgil e le federazioni dei servizi pubblici e dei pensionati.
Agenzia DiRE www.dire.it