COVID, IDO: COMPORTAMENTI OSSESSIVI IN TUTTI, NON SOLO PER BIMBI CON AUTISMO.

IN LOCKDOWN PIU’ STEREOTIPIE MA +30% MIGLIORAMENTI. ORA STUDIO SU 110 BAMBINI.

Roma, 28 novembre – “L’ansia e l’angoscia determinati dalla paura del contagio hanno generato una disregolazione emotiva in tutta la popolazione infantile, e quindi anche nei bambini con disturbi dello spettro autistico, così come negli adulti. Si sono strutturati in senso difensivo alcuni comportamenti di tipo ossessivo, ovvero dei rituali, che non devono essere letti come inizio di una strutturazione patologica”. Parte da questi presupposti l’intervento di Magda Di Renzo, responsabile del servizio terapie dell‘Istituto di Ortofonologia (IdO), al congresso straordinario della Società italiana di pediatria (Sip) che si chiude oggi.”Sono aspetti che hanno preoccupato molto i genitori, in particolare quelli dei bambini con autismo, ed è importante- sottolinea la terapeuta- che tutti gli operatori dell’infanzia siano particolarmente tolleranti e monitorino il comportamento dei bambini senza produrre un immediato allarme. Perché altrimenti il rischio sarebbe di generare altra ansia e, quindi, di acuire la problematica. A maggior ragione nei bambini con questo disturbo, che hanno già alla base una difficoltà di regolazione”.

Sta per uscire una ricerca che l’IdO ha condotto insieme ai pediatri sui bambini con disturbi dello spettro autistico durante la pandemia. “Nei minori con autismo abbiamo registrato un aumento del 30% dei comportamenti stereotipati- fa sapere Di Renzo- ma non si è assistito alla strutturazione di nuovi comportamenti stereotipati, né alla presenza di condotte aggressive auto ed eterorivolte. Ci ha infine colpito che nel 30% dei casi si sono verificati miglioramenti nelle aree della comunicazione e della relazionalità, da addebitare a ritmi di vita più tranquilli e al ruolo attivo dei genitori. Questi, seguiti da remoto, hanno imparato a sintonizzarsi con i figli, permettendogli ulteriori evoluzioni”.

La ricerca dell’IdO sugli effetti della pandemia nei bambini con autismo era stata fatta dopo il primo mese di lockdown, “ora abbiamo realizzato un re-test su 110 bambini (70 seguiti all’interno del Progetto Tartaruga e 40 seguiti in Sicilia) per verificare, attraverso colloqui e questionari rivolti ai genitori, eventuali cambiamenti. Il re-test condotto a 3 mesi di distanza ha confermato la stabilità dei risultati ottenuti grazie al contenimento affettivo delle famiglie”.

Da qui la necessità di volgere l’attenzione alla complessità dello sviluppo in età evolutiva, nonché all’integrazione tra professionisti e tra le varie aree dello sviluppo. “Nei disturbi dello spettro autistico molte ricerche dimostrano che il problema principale è a livello di connettività- spiega Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile e responsabile medico del servizio Diagnosi e Valutazione dell’IdO- poiché ci sarebbe un’iperconnettività locale in alcune aree ed una ipoconnettività a distanza”. Alla base dell’organizzazione e dello sviluppo dei disturbi dello spettro autistico ci sarebbero, quindi, “dei deficit nella comprensione delle intenzioni altrui, dell’organizzazione posturale-motoria, dell’integrazione sensoriale e dell’ingaggio affettivo. Si tratta di un disturbo multidimensionale- precisa la neuropsichiatra dell’IdO- che oltre ad investire le aree della interazione e comunicazione sociale, si caratterizza per comportamenti ristretti e ripetitivi, ed incide anche sulle aree sensoriale e motorio-prassiche nella loro dimensione evolutiva”.

Una nuova frontiera oggi è l’individuazione di indicatori predittivi, clinici e strumentali, che orientino l’intervento fin dall’inizio secondo i principi di efficacia ed elettività, ma che siano pure passibili di rimodulazione in base alle traiettorie e alle contingenze specifiche. La scelta del progetto migliore per ogni soggetto e la stretta collaborazione tra specialisti, pediatri e famiglie, rappresenta per il bambino autistico un fattore di protezione anche in situazioni d’emergenza. “Dai nostri dati su oltre 200 bambini seguiti nel tempo- sottolinea Vanadia– sono emersi degli indicatori predittivi come la presenza di contagio emotivo, che è un precursore dello sviluppo dell’empatia; la comprensione delle intenzioni altrui, che è precursore della teoria della mente; la rilevazione dell’intelligenza fluida e l’accesso alla dimensione rappresentativa simbolica, che sono i precursori del raggiungimento di livelli sufficienti e/o buoni di linguaggio e quoziente intellettivo”. Infatti, i bambini che avevano registrato un miglioramento durante il lockdown, erano stati quelli che avevano riportato le “migliori risposte ai test sul contagio emotivo e sulla comprensione delle intenzioni altrui- ricorda Di Renzo- che è legata a una conoscenza embodied (incarnata) che parte proprio dalla dimensione affettivo-corporea”. Dunque, “conoscere la complessità e le integrazioni alla base dello sviluppo dei bambini, soprattutto di quelli con autismo, ci consente di far fronte alle difficoltà- conclude Vanadia– anche ora in pandemia in cui, come tutti, sono esposti a un grande stress”.

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