Legambiente e i biodigestori, facciamo chiarezza.
Frosinone, 24/11/2020
Evidentemente l’ascolto del nostro intervento video di 51 minuti (https://youtu.be/q7DIVZc6s0w) sulla
questione del biodigestore di Frosinone, nel quale la complessa tematica è stata analizzata e sviscerata a
360°, deve essere risultato indigesto a molti, specie a coloro che già nutrivano ostilità pregiudiziale verso
Legambiente. Dunque, in considerazione degli attacchi scomposti che la nostra associazione continua a
ricevere da più parti, riteniamo opportuno fare alcune considerazioni e precisare meglio il nostro pensiero.
Dobbiamo in primo luogo ribadire che la biodigestione anaerobica seguita da compostaggio del digestato
solido è ad oggi la migliore soluzione impiantistica per il trattamento degli scarti organici, fra cui la FORSU.
Si tratta di una tecnologia in grado di valorizzare la frazione umida che tutti noi produciamo ogni giorno
grazie alla raccolta differenziata, nell’ottica di una reale chiusura del ciclo dei rifiuti e nella prospettiva
dell’economia circolare. Ostinarsi ad attaccare a testa bassa la digestione anaerobica in quanto tale è
antistorico, retrogrado, e non conferisce alcuna credibilità ai sostenitori di questa tesi, che al di là di sterili
enunciazioni di principio delle gerarchie di priorità in tema di trattamento dei rifiuti non sono in grado di
proporre alcuna alternativa praticabile, concreta e sostenibile. Di più, se la Regione Lazio volesse per
assurdo dare credito a questa tesi si troverebbe costretta a disporre lo smaltimento dei rifiuti organici in
Provincia di Frosinone mediante nuove discariche e nuovi inceneritori. Se è questo che si vuole, lo si dica
chiaramente ma, sia chiaro, la soluzione che noi perseguiamo è di tutt’altro tenore. Da parte nostra siamo
più che convinti che, se vogliamo davvero persuadere la Regione che la Ciociaria non è più disponibile a
ricevere i rifiuti di altri territori (in primis della Capitale), abbiamo il dovere di accettare il principio secondo
cui ogni provincia deve farsi carico dei propri rifiuti secondo le migliori tecnologie disponibili. Pertanto, a
fronte delle diverse proposte pervenute da soggetti privati riguardo a questa tipologia impiantistica
(Frosinone, Anagni, Patrica per la FORSU più altre per il trattamento di tipologie diverse di scarti organici),
occorre selezionare quella o quelle che offrano le maggiori garanzie di salvaguardia ambientale in termini di
adeguatezza progettuale e di localizzazione, fino a soddisfare le prevedibili necessità future della
provincia, e scartare le altre, allo scopo di scongiurare il rischio che la Ciociaria diventi un polo regionale o
peggio nazionale per lo smaltimento dei rifiuti.
In quanto Circolo territoriale di Legambiente, ribadiamo che i dubbi avanzati da più parti sulla
localizzazione dell’impianto proposto a Frosinone sono anche i nostri, ma questo non ci porta a scatenare
battaglie che spingano verso la realizzazione degli impianti utili e necessari in altre aree secondo una logica
NIMBY (not in my backyard) che abbiamo sempre combattuto e che non fa altro che penalizzare le aree più
deboli e meno rappresentate. Del resto, in un contesto così urbanisticamente devastato e fortemente
antropizzato come quello della Ciociaria ogni territorio può legittimamente accampare motivazioni più o
meno valide contro una determinata localizzazione, e d’altra parte, questi impianti non possono che essere
realizzati in aree industriali secondo logiche dettate anche dall’ottimizzazione della logistica. La battaglia
comune, dunque, dovrebbe essere diretta a far sì che la Regione si assuma le sue responsabilità ascoltando
i Comuni e le diverse realtà territoriali, approvando infine solo la proposta o le proposte (un impianto da
60.000 t/anno o due da 30.000 t/anno) più sicure e meno impattanti.
In un quadro di scarsa rappresentatività del movimento ambientalista in Ciociaria, chiunque si erga ad
interprete esclusivo delle istanze di tutela del territorio e si arroghi il diritto di sparare ad alzo zero contro
realtà come Legambiente che da 40 anni combattono cercando di coniugare con pazienza e coraggio la
visione globale con le battaglie locali commette un grave errore. Per questo invitiamo le altre associazioni
al dialogo e alla lotta comune contro l’inquinamento che già c’è piuttosto che contro quello, ipotetico e
mitigabile, che ancora non c’è.
Il Presidente del Circolo
Stefano Ceccarelli