“Vede, noi di Azione già a novembre del 2019, alcuni mesi prima dello scoppio epidemia, lanciammo un allarme rosso sulle condizioni della sanità italiana, dicendo con chiarezza che era diventata più fragile, a causa di anni e anni di tagli. Suggerimmo anche dove investire. A maggio, mentre l’ondata si stava attenuando, insieme al professor Ricciardi, che è nel comitato promotore di Azione, siamo andati dal ministro Speranza per sottoporgli il nostro piano. Noi proponevamo un sistema semplice per differenziare le regioni, esattamente come quello che, poi, ha varato il Governo con i cosiddetti ‘semafori’. Noi, però, avevamo raccomandato che fosse uno schema snello, con 9 indicatori e non certo 21, come poi ha stabilito il Governo. E proponevamo le cose da fare, non soltanto per i tamponi o le terapie intensive, ma anche per le residenze di autoisolamento Covid. Purtroppo, c’è stata una carenza di gestione da parte del ministero della Salute e una carenza di implementazione da parte delle Regioni. A Speranza abbiamo anche chiesto conto dei 9 miliardi di stanziamenti per la Sanità per capire quanti ne sono stati spesi. Purtroppo, non ci ha mai risposto“.
Chiudere o non chiudere? Non le sembra che il dibattito politico sia ossessivamente monotematico? “Se tu rincorri il virus, ti fai molto male. Per sconfiggere il Covid 19 non possiamo focalizzare il dibattito politico solo sul “chiudere o non chiudere”. Cerchiamo di attuare misure concrete, come assumere nuovi dottori di medicina generale. Ancora oggi, in piena pandemia globale, con 150 miliardi spesi, sono una specie in estinzione le borse di studio per i laureati in medicina. Molti di questi ragazzi lasceranno definitivamente l’Italia e sarà una perdita enorme per tutti noi“.
Il Covid ha messo in ginocchio l’Italia non solo dal punto di vista sanitario. Voi di Azione che cosa proponete?
“Non ci siamo limitati a criticare. Abbiamo presentato delle proposte alternative. Purtroppo, il governo noi ci ha mai ascoltato, per esempio, quando si è parlato di cassa integrazione, noi abbiamo detto che la versione in deroga non avrebbe funzionato, mentre il Decreto Ristori che, a differenza degli altri, è certamente un decreto veloce, passando per le Agenzie dell’Entrate, ha un ammontare non condivisibile. Io ho proposto immediatamente al ministro Gualtieri un’alternativa, ossia di restituire gli anticipi IRES e IRAP di novembre alle aziende in perdita, circa 17 miliardi, una somma immediata che sarebbe arrivata subito. Dopodiché si sarebbe potuto sospendere temporaneamente il pagamento delle tasse, che non vuol dire annullarlo, perché lo Stato chiaramente non potrebbe permetterselo, senza rischiare di default. E, a proposito della cassa integrazione, un altro problema è che non copre mai un lungo periodo, ma si rinnova, volta per volta. Questo comporta il dover rifare ogni volta una nuova domanda, che poi l’INPS deve processare, ritardando ulteriormente l’arrivo ai destinatari delle somme spettanti. Questa è stata una grave carenza gestionale, al livello di quella sanitaria”.
Le potrebbero obiettare, presumo, che la coperta è corta e che i soldi per tutti non ci sono?
“La realtà è che il vero problema dell’Italia non sono i soldi, ma saperli utilizzare. Ovvero averli a disposizione, ma non riuscire non spenderli. Noi di Azione abbiamo fatto un calcolo, che parla da solo. Limitandoci necessariamente ai provvedimenti, di cui si sa quanto concretamente sia stata la spesa, abbiamo accertato che solo il 36 per cento dei finanziamenti stanziati è andato in porto. Non possiamo dire con certezza se questa percentuale possa essere proiettata, o meno, sulla somma complessiva dei 105 miliardi, non possedendo tutti i dati, ma, se così fosse, vorrebbe dire che una cifra decisamente significativa, circa 40 miliardi, non è stata spesa“.
Cambiamo argomento, altrimenti restiamo ossessivamente monotematici anche noi sino alla fine dell’intervista. Perché ha deciso di candidarsi a Sindaco di Roma?
“Ho deciso di candidarmi perché nel campo del centrosinistra non c’era nessuno, che lo volesse fare. Roma va rimessa in carreggiata. E’ l’unica capitale in Europa che cresce meno del suo Stato e dove i suoi servizi essenziali sono peggiorati negli ultimi anni, basti guardare ai rifiuti o ai trasporti. E non lo dico io ma i cittadini. Per quanto riguarda il tema delle primarie interne al centrosinistra, penso stia diventando un dibattito che non ha senso, specialmente se si decidesse di indirle nel bel mezzo dell’emergenza Covid. E poi mi domando: mentre la sindaca Raggi è già riscesa in campo e il centrodestra sta per indicare il suo candidato, noi che facciamo? Ci parliamo addosso per mesi? Io rispetto tutte le posizioni interne al Pd. Possono anche liberamente decidere di non appoggiarmi. Però, una parola di chiarezza penso che vada data, in un senso o nell’altro“.
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