Frosinone, inaugurate due sculture al Parco Matusa.

Sabato mattina sono state inaugurate al Parco Matusa, alla presenza del sindaco, Nicola Ottaviani, due sculture: “Camilla”, la regina dei Volsci e “Viola”, simbolo delle donne vittime di violenza da parte dei goumier.

Le opere sulle donne, realizzate da donne del nostro territorio, sono incluse in un progetto che prevede la installazione di altri manufatti e di alcuni mosaici. Erano presenti le autrici, il critico d’arte Alfio Borghese, l’assessore Rossella Testa e i consiglieri Danilo Magliocchetti e Corrado Renzi.

“Anche in un periodo di forti criticità sanitarie – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – la città continua a crescere culturalmente, cercando di tornare alla normalità il prima possibile, anche attraverso l’integrazione dell’arte con il paesaggio e il verde urbano. Del resto, le due figure femminili ritratte nelle sculture sono la conferma del grande valore identitario, anche per il nostro territorio, dell’impegno, della fierezza e dell’orgoglio delle donne, davanti alle traversie della vita e della storia”.

L’opera più alta, circa due metri, di Elena Sevi, in bronzo, raffigura Camilla, regina dei Volsci, la mitologica amazzone figlia leggendaria della nostra terra, citata da Virgilio, Dante, Boccaccio, Torquato Tasso e altri poeti e raffigurata da tanti pittori nel corso dei secoli. L’opera è fortemente dedicata al coraggio delle donne, alle donne guerriere e agli uomini che non hanno paura di amarle. La scultura è stata immaginata come se fosse stata rinvenuta nel greto del fiume Amaseno, carezzata dall’acqua e dai secoli. È una regina. Ieratica, lo sguardo altrove, lontano, dimentica delle gambe e delle braccia mancanti. Fiera. La corazza logora, la pelle lacerata. Rappresenta le donne coraggiose; quelle insultate, violate, stuprate ma pronte a ricominciare. Guerriere. Elena Sevi, diplomata in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, ha esposto in Italia e in tutto il mondo.

La seconda scultura collocata al Parco del Matusa, Viola, mezzobusto in bronzo alto 80 centimetri, rappresenta le donne violentate dai militari marocchini incorporati nell’esercito francese, i famigerati goumier, ai quali, dopo aver attraversato la linea Gustav tedesca a Cassino, il generale Alphonse Juin avrebbe concesso 50 ore di diritto di preda. Lo stupro come ricompensa, il furto e la violenza come premio. Ore terribili per le popolazioni inermi e stremate della Ciociaria e non solo. Gente che aspettava fiduciosa l’arrivo dei liberatori e non il nemico. Sono state stuprate più di 60 mila donne, molte uccise insieme a mariti, bambini e genitori. E ancora sofferenza e morte, dopo le violenze subite, per suicidi e malattie. Viola, testimone e testimonianza di questi atroci delitti, è stata realizzata dalle allora allieve del Liceo Artistico di Frosinone: Cecilia e Veronica Caponera, Sara Carbone, Valentina Coccarelli, Giulia Iacovacci, Alice Napoli e Michela Reali nel 2015, in creta, in occasione della manifestazione “Sculture in Piazza” a piazzale Vittorio Veneto, curata da Alfio Borghese. A dirigere le allieve dell’Anton Giulio Bragaglia l’insegnante Giusy Milone, valente scultrice, che oggi insegna arte a Tivoli.

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