Roma – Sono numerosi gli sport che possono essere svolti all’aperto e che, nonostante le restrizioni imposte a causa del Covid e la conseguente chiusura delle palestre previste dall’ultimo Dpcm, consentono agli italiani di continuare ad allenarsi. Il paddle all’aperto e’ uno tra gli sport piu’ in voga del momento. Un tipo di attivita’ fisica divertentissima che sta spopolando anche in Italia ma che non e’ esente da controindicazioni. E che dire della corsa, l’attivita’ sportiva giusta per chi ama sfidarsi e ritrovare il contatto con la natura? Nessun problema, se non fosse che in entrambi questi sport, cosi’ diversi tra loro, la preparazione muscolare e’ fondamentale per evitare traumi a volte anche importanti. Per capire quali sono gli infortuni piu’ frequenti di carattere ortopedico e soprattutto cosa bisogna fare per evitarli, l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Francesco Pallotta, professore presso la Scuola di specializzazione di Ortopedia del Policlinico Umberto I e Primario di Ortopedia all’ospedale San Giovanni di Roma che in tempi di pandemia e’ stato designato come Hub di riferimento regionale per i traumi gravi siano essi ortopedici che neurochirurgici.
– L’ultimo Dpcm ha imposto la chiusura delle palestre e molte persone cosi’ si riversano sui campi da paddle o corrono sull’asfalto, dove farsi male non e’ cosi’ difficile. A cosa stare attenti e come preparare la muscolatura per evitare i
traumi da sport?
“Queste due attivita’ sportive sono molto diverse tra di loro. Il paddle possiamo definirlo un’attivita’ sportiva a 360 gradi che impegna tutte le strutture muscolari ed articolari con caratteristiche diverse. Si parte da un’attivita’ di velocita’ e potenza che si concretizza nel rincorrere la pallina in velocita’. Per cui e’ uno sport prevalentemente anaerobico che comporta degli sforzi e delle sollecitazioni improvvise e molto forti che espongono il soggetto a danni. E’ uno sport che per le sue caratteristiche di gioco dura nel tempo e cio’ determina, nelle persone che non sono allenate, un accumulo di acido lattico che espone a sua volta a danni sia nell’immediato, mentre si gioca, sia a fine partita. Diversa la corsa, che e’ uno sport aerobico. In questo caso il problema principale e’ l’asfalto, che in ogni caso ha vantaggi e svantaggi. Se da un lato questo consente una corsa piu’ rapida e fluida, ed essendo un terreno liscio non espone a inciampi o cadute, al contempo essendo un terreno duro puo’ comportare delle lacerazioni in compressione delle strutture articolari e muscolari”.
– Quali sono i traumi piu’ frequenti e i sintomi che devono metterci in allarme e spingerci a consultare uno specialista?
“Per quel che riguarda il paddle di cui abbiamo parlato, in letteratura e’ stato dimostrato che si generano distorsioni di caviglia, lesioni muscolari ed epicondilite. La distorsione di caviglia e’ dovuta ai rapidi cambi di direzione che si compiono durante la partita e che possono essere di diversa entita’: lievi, moderati o gravi. Chiaramente a seconda della distorsione e’ richiesto l’intervento o meno di un ortopedico. In genere e’ sufficiente mettersi a riposo, utilizzare del ghiaccio ed assumere un antidolorifico. Nei casi di moderata o grave entita’, quando anche c’e’ gonfiore e tumefazione, e’ bene rivolgersi allo specialista. A volte e’ utile sottoporsi a una radiografia, una ecografia oppure ad una risonanza magnetica a seconda delle indicazioni. In casi piu’ estremi puo’ essere necessario l’intervento chirurgico ma questo avviene in casi piu’ rari e selezionati. Per quanto riguarda le lesioni muscolari, possono essere di due tipi: immediate, quando lo sportivo scende in campo senza eseguire un corretto riscaldamento muscolare e andando incontro a rotture muscolari, oppure a distanza nel tempo, quando c’e’ stato un affaticamento con conseguente produzione di acido lattico e danni muscolari. Anche in questo caso sono il dolore, la tumefazione e la limitazione funzionale a indicarci se ricorrere all’esperto. Infine l’epicondilite o ‘il gomito del tennista’. per chi non lo conoscesse, e’ una infiammazione dei tendini estensori legata a diversi fattori, su tutti la mancanza di preparazione atletica – la causa principale di traumi – ma anche il gesto atletico e l’attrezzatura usata. In quest’ultimo caso e’ sempre utile parlare con un tecnico che puo’ consigliare l’attrezzo giusto da utilizzare”.
– A chi non e’ molto allenato quindi cosa consiglia?
“In questi sport che iniziano subito con fasi esplosive, corse rapide e inversione di direzione e’ bene prima di entrare in campo riscaldarsi adeguatamente, anche fino a 20 o 30 minuti. Gli esercizi di stretching sono utili per allentare la tensione muscolare e per metterli in una condizione di elasticita’ per favorire una immediata sforzo muscolare. Poi biosgna iniziare progressivamente il gioco vero e proprio, insomma non andare ‘a mille’ subito, per permettere ai muscoli di avere una maggiore irrorazione ematica e avere ossigeno ed essere pronti allo sforzo. Infine, evitare partite troppo lunghe per evitare l’accumulo di acido lattico”.