“UNA PETIZIONE PER SALVARE L’ITALIA”.
Non sapere più di chi fidarsi. In questi giorni l’Italia con il fiato sospeso, in attesa del lockdown, soft o meno, che deve arrivare il 9 novembre come già in precedenza orchestrato.
Il creare fibrillazione e aspettativa mediatica è l’ultima mossa di un governo che ha gestito come ha potuto la pandemia. Banchi con le rotelle invece che i termoscanner resteranno fissi nella storia. La ministra della pubblica istruzione finirà nei libri del futuro, il che non è poco, per aver deciso “a stillicidio”, le percentuali di didattica in presenza, di alunni in presenza e in remoto. Il 50%,poi il 75%, adesso il forse 100%, ma anche no.
Sullo sfondo un virus così innocuo, quasi una semplice broncopolmonite, nei casi più gravi, una tale inezia da essere paragonato ad uno tsunami per gli ospedali pubblici.
Tutto finirà nei libri di scuola, in quel capitolo dedicato ai ruggenti anni venti del ventunesimo secolo. Con a chiosa la frase lapalissiana della Merkel, quella si che sarà ricordata in un capitolo tutto suo dedicato all’imperialismo tedesco dei primi anni venti, che con la frase “una pandemia come questa capita una volta ogni secolo”, mette un punto e a capo nel pezzetto di storia che ognuno di noi sta vivendo.
Il dubbio, però, che la gestione degli eventi straordinari sia un po’ troppo frenata dalla burocrazia e dagli interessi dei singoli, c’è sempre e non è solo un dubbio.
Un gruppo di virologi ha lanciato in queste ore una petizione che lascia perplessi, fa riflettere e forse anche sostenere le loro idee.
“Il Governo faccia ora quanto non si è fatto prima. Un decalogo per salvare l’Italia”. Inizia così la petizione lanciata dal think tank ‘Lettera150’ e dalla Fondazione David Hume su Change.org. La petizione prende avvio da “l’operazione verità” sugli errori commessi in questi mesi per combattere l’epidemia, operazione lanciata la scorsa settimana da dieci studiosi, tra i quali Luca Ricolfi, Giuseppe Valditara, Andrea Crisanti e Giovanni Orsina.
“Noi pensiamo che quello che non è stato fatto fra maggio e ottobre debba assolutamente essere fatto ora che l’epidemia è riesplosa e stiamo per vivere un nuovo lockdown”, dicono i firmatari della petizione, “per evitare che anche questa volta i sacrifici degli italiani siano dispersi al vento. Sono dieci le cose non fatte e che vanno fatte ora. Serve questa volta un impegno preciso e solenne del governo, che ne indichi costi, fasi di avanzamento e date di conclusione”.
La petizione, dopo aver sottolineato che alla luce della Costituzione il coordinamento e la programmazione delle politiche di tutela della salute degli italiani erano di competenza del premier Conte e dei suoi ministri, elenca i 10 punti strategici: tamponi di massa, scuole in sicurezza, dati epidemiologici accessibili, tracciamento, assembramenti e sanzioni, terapie intensive, distanziamento sui mezzi pubblici, vaccini antinfluenzali, medicina del territorio, Covid hotel. “Basta tentennamenti. Su queste materie si gioca la possibilità del Paese di rialzarsi”, concludono.
Antonella Necci