SALUTE. PMA, ASL ROMA 1: COPPIE GIOVANI DA CENTRO-SUD, DONNE DI 33-34 ANNI.
– Puo’ dare un’idea a chi ci segue del tempo di preparazione per un singolo ciclo e il costo complessivo presso la vostra struttura con il Ssn? “La tariffazione e’ stabilita da un decreto all’interno del quale
vengono espresse chiaramente le tariffe per ogni singola prestazione. Per quanto riguarda l’omologa per tecniche di I livello la paziente arriva a pagare circa 350 euro, per le tecniche di II e III livello si paga un somma tra ticket e maxi ticket di compartecipazione che arriva ad un totale di circa 950 euro. Per quanto riguarda l’eterologa, seppur la tecnica e’ compresa tra le prestazioni del Ssn, l’approvvigionamento degli ovociti prevede un maxi ticket che e’ di circa 4mila euro per quanto riguarda gli ovociti e di 3500 euro complessivamente con la tecnica per quanto riguarda il seme. 1500 euro se si tratta della tecnica di I livello ovvero di inseminazione intrauterina. Venendo alla tecnica per quanto riguarda la procedura dell’omologa di I livello e’ molto semplice e prevede che il seme dell’uomo, dopo esser trattato, venga inserito direttamente dentro l’utero. Nelle tecniche di II livello c’e’ un salto di invasivita’ perche’ la paziente deve essere sottoposta ad un piccolo intervento chirurgico di asportazione degli ovociti e questo prevede antecedentemente una somministrazione di farmaci per la stimolazione ovocitaria che vengono somministrati autonomamente a casa mediante delle iniezioni sottocute. Dopo l’estrazione degli ovociti in sedazione profonda questi vengono fecondati in laboratorio e si producono embrioni che vengono fatti crescere nell’incubatore fino ad un massimo di 5 giorni per poi essere trasferiti nell’utero. Nella tecnica di III livello di solito il partner maschile non produce all’esterno i propri gameti per cui si deve ricorrere ad una tecnica di biopsia testicolare tramite intervento per poi procedere tutto il percorso come suddetto. In caso questi gameti non vengano prodotti dall’uomo si informa la coppia della possibilita’ di ricorrere a fecondazione eterologa”.
– Qual e’ l’identikit dei vostri pazienti e l’eta’ media delle coppie? Vengono dopo molti insuccessi avuti ad esempio nel privato oppure il Sistema sanitario nazionale e’ la prima scelta? “Nella regione Lazio la normativa prevede l’accesso fino al compimento dei 43 anni per la donna e per un massimo di tre tentativi con le tecniche di I, II e III livello sia che si ricorra a gameti propri o donati. Il nostro target e’ quello dei pazienti giovani che prima di rivolgersi al privato cercano la via pubblica fino a quando glielo consente l’eta’ anagrafica. L’eta’ media delle nostre pazienti si aggira percio’ attorno ai 33 -34 anni e non tutte hanno avuto un percorso all’interno di un centro privato. Molte coppie prima all’introduzione della tecnica di fecondazione eterologa nel pubblico hanno necessariamente fatto ricorso ai centri privati. In ogni caso l’Asl Roma 1 e’ l’unico centro pubblico di riferimento per l’eterologa del centro-sud Italia e chiaramente accogliamo molte pazienti provenienti dalla Toscana in giu’. Per questa ragione oggi noi vediamo piu’ coppie anche abbastanza giovani. Chiaramente finiti i tre tentativi come dicevano le coppie sono costrette a rivolgersi al privato”.
– Quali altri servizi afferenti alle tecniche di Pma o di preservazione della fertilita’ offrite, penso alla diagnosi pre-impianto oppure a quella di oncofertilita’? “Questi due servizi sono all’interno della Asl Roma 1, nella nostra azienda ci sono due punti di centri di fecondazione assistita territorialmente molto distanti e quindi coprono servizi differenti. Il Centro Sant’Anna, di cui e’ responsabile la dottoressa Rampini, si occupa prevalentemente di oncofertilita’ e di diagnosi pre-impianto mentre come centro San Filippo Neri ci occupiamo di fecondazione eterologa e di conservazione di gameti ad esempio nelle pazienti affette da endometriosi. Credo che la Asl Roma 1 sia l’unica azienda, nel pubblico, a garantire tutti i servizi che possono interessare la fecondazione assistita”.
– Venendo piu’ all’attualita’à come vivono le coppie in tempi di pandemia questo percorso gia’ di suo molto particolare? Qualcuno rinuncia per paura, in caso di positivita’, di infettare il feto? In generale il Covid ha allentato un po’ tutto? “Possiamo parlare secondo me di un primo ed un secondo lockdown, anche se questa volta non e’ una vera e propria chiusura. Nella prima fase c’e’ stato uno stop per queste coppie imposto che hanno accettato passivamente. Una cosa che ci ha sorpreso molto, che abbiamo studiato, osservato e che si e’ tradotto in un nostro lavoro pubblicato su una rivista scientifica e validato dall’Oms e’ che molte coppie infertili ‘sine causa’ e in lista presso il nostro centro per accedere alle tecniche di fecondazione assistita hanno concepito spontaneamente in lockdown. Per quanto riguarda la fase successiva, allo stato attuale siamo riusciti a ricollocare tutte le coppie che stavano aspettando di accedere al percorso di Pma nella fase I della pandemia. Oggi continuiamo a lavorare e le coppie sono piu’ spaventate all’idea di non poter venire in ospedale che il contrario. Riceviamo moltissime telefonate in particolar modo dalle coppie che provengono da fuori regione, noi abbiamo un bacino di utenza che arriva fino alla Sicilia. Molti sono preoccupati dalla possibile chiusura delle Regioni che renderebbe difficoltoso accedere alla Pma. Per adesso e fino a diverse disposizioni governative siamo in grado di assicurare il servizio”.