DE CRISTOFARO: TRATTAMENTO BAYER EMOFILIA, MENO INFUSIONI PIÙ ADERENZA A TERAPIA
“PROBLEMI INFANZIA ACCESSI VENOSI, ADOLESCENZA RIFIUTO CONTROLLO PARENTI SU PROFILASSI”
Un nuovo trattamento di Bayer pensato per i pazienti affetti da Emofilia A tanto che il 90% dei soggetti arruolati nello studio Protect VIII ha diminuito la frequenza delle infusioni, pur mantenendo l’efficacia, ad una sola volta la settimana si tratta di ‘damoctocog alfa pegol’. Per capire meglio i risultati straordinari di questa cura nella ‘real life’ con vantaggi non solo per la salute ma anche per la qualita’ della vita dei pazienti l’agenzia stampa Dire ha intervistato il Professor Raimondo De Cristofaro, Servizio Malattie Emorragiche e Trombotiche presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma.
– Quali sono stati i vantaggi che lei ha potuto constatare sui suoi pazienti trattati con il farmaco ‘damoctocog alfa pegol’ di Bayer?
“Abbiamo appurato i vantaggi del trattamento gia’ durante la fase di studio dei trial clinici e anche dopo l’approvazione sulla piattaforma regionale che ha reso possibile l’uso del farmaco. La prima richiesta che ci proviene dai pazienti e’ quella di diradare le infusioni. Questo e’ stato reso possibile grazie all’utilizzo del farmaco di Bayer tanto che alcuni pazienti sono passati da tre o quattro somministrazioni infusionali endovenose alla settimana, con cio’ che ne consegue, a due o addirittura una somministrazione settimanale pur garantendo l’efficacia del trattamento. Osserviamo anche un miglioramento dello stato articolare dei paziente e incidenza inferiore di fatti emorragici minori che in passato dava luogo a fenomeni di minore entita’ che pero’ incidevano sulla qualita’ di vita dei pazienti”.
-Non tutti conoscono questa patologia à possiamo spiegare cosa significa in pratica per un paziente ridurre la frequenza delle infusioni e quali sono le ricadute nella vita di tutti I giorni?
“Essendo una malattia genetica che si manifesta a volte dalla nascita, l’emofilia costringe il paziente a infusioni endovenose che possiamo facilmente immaginare incidono molto negativamente sul bambino, sui caregiver e altre volte incidono su personale infermieristico che si deve recare a domicilio per la somministrazione delle cure. Il problema perdura poi per la prima, per la seconda infanzia e nel periodo adolescenziale complicato a prescindere anche per i ragazzi sani. Gli adolescenti emofilici mostrano in questa fase della vita un rifiuto acuto del controllo dei genitori per eseguire una corretta profilassi con le conseguenze psicologiche che possiamo immaginare. Ecco che avere a disposizione un farmaco che deve essere somministrato piu’ di rado, che permette una buona copertura coagulativa e che consente un buono stato articolare e’ di aiuto sia nella gestione clinica che nella gestione della malattia da parte dei caregiver e’ fondamentale per l’aderenza terapeutica. Mentre i piu’ problemi nella prima infanzia sono proprio gli accessi venosi difficoltosi e possiamo ben immaginare le conseguenze per un piccolo paziente di subire ‘piu’ buchini’. In ogni caso non abbiamo la possibilita’ di infondere sotto i 12 anni i pazienti con questi prodotti pechilati ma spero si possa fare nei prossimi anni perche’ ripeto minori infusioni significa percio’ a tutte le eta’ una migliore aderenza allo schema posologico”.
-Tra i sintomi della malattia ha gia’ dichiarato che ci sono anche dolori alle articolazioni, questo cosa comporta durante la crescita dei soggetti piu’ giovani e anche l’impossibilita’ di praticare sport? E’ davvero una malattia che condiziona la vita a 360°?
“Assolutamente si. Abbiamo affinato le possibilita’ diagnostiche in molti centri, compreso il nostro, dove prevediamo di eseguire delle ecografia articolari che consentono di vedere i grossi versamenti di sangue. Siamo in grado di intercettare le infiammazione del primo ‘foglietto’ delle articolazioni chiamato sinovia. Sono queste le prime manifestazioni dei micro sanguinamenti che questi pazienti hanno anche quando effettuano regolarmente la profilassi. Avere una copertura piu’ duratura con il fattore pechilato offre una efficacia sulla salute dello stato articolare e previene le artrosi deformati che nei pazienti adulti dopo 50 anni, che non hanno potuto godere di queste nuove strategie terapeutiche, si verificano. Credo che se i pazienti conoscono meglio le caratteristiche del farmaco che come altri garantisce loro una buona copertura emostatica con pari efficacia di trattamento e minore frequenza si possa conseguire una maggiore aderenza terapeutica grazie anche a protocolli personalizzati. E’ uno sforzo che deve essere corale e che unisce i clinici e i pazienti. E poi non dobbiamo dimenticare che i pazienti emofilici raggiungono delle eta’ paragonabili a quelle della popolazione generale per cui vanno incontro a complicanze vascolari come i fenomeni emorragici celebrali. Oggi tra l’altro si comincia anche ad investigare in maniera analitica dell’efficacia di questo trattamento, di cui abbiamo parlato, anche sulle emorragie in altri distretti come quello cerebrale. Credo che dallo sforzo comune si potranno ottenere imigliori risultati nella terapia dell’emofilia
SALUTE. GATTI (BAYER): DA OLTRE 25 ANNI VICINI COMUNITA’ EMOFILICA
‘DAMOCTOCOG ALFA PEGOL’ INDICATO PER EMOFILIA A, A PARTIRE DAI 12 ANNI ETA’
Roma – Un nuovo trattamento di Bayer pensato per i pazienti affetti da Emofilia A tanto che il 90% dei soggetti arruolati nello studio Protect VIII ha diminuito la frequenza delle infusioni, pur mantenendo l’efficacia, ad una sola volta la settimana si tratta di ‘damoctocog alfa pegol’. Per capire meglio i risultati straordinari di questa cura, le ricadute positive sullo stato di salute e sulla qualita’ di vita dei pazienti l’agenzia stampa Dire ha intervistato la dottoressa Simona Gatti, Responsabile Medical Affairs Area Emofilia di Bayer.
– E’ stato presentato anche nell’ambito del convegno AICE appena concluso, il nuovo trattamento ‘damoctocog alfa pegol’ di che cosa si tratta e quali sono i vantaggi per il paziente?
“‘Damoctocog alfa pegol’ e’ il nuovo fattore VIII ricombinante a lunga emivita di Bayer che ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio in Italia a partire dallo scorso febbraio. Indicato per il trattamento dei soggetti affetti da Emofilia A, a partire dai 12 anni di eta’. Con un regime terapeutico personalizzabile che puo’ essere somministrato 2 volte alla settimana, ogni 5 giorni o una volta alla settimana, permettendo cosi’ una notevole riduzione nel numero delle infusioni. Con lo studio registrativo ‘Protect VIII’ abbiamo potuto constatare che il 90% dei pazienti ha ridotto il numero delle infusioni mantenendo inalterata l’efficacia,cio’ ha permesso di ottenere l’indicazione una volta alla settimana, che
lo differenzia sia verso le terapie standard ma anche verso I fattori a lunga emivita, unico ad avere questa indicazione. I dati relativi a efficacia e sicurezza sono stati inoltre confermati da uno studio di estensione, molto importante per una patologia rara come e’ l’emofilia A, con cui abbiamo seguito I pazienti fino a 7 anni. E’ stato recentemente pubblicato uno studio di farmacocinetica che valuta le quattro fasi che ripercorre il farmaco nell’organismo e sono assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione (l’obiettivo era quello di valutare l’estensione, l’eliminazione e la presenza del farmaco all’interno dell’organismo). Il fattore VIII e’ una proteina e piu’ rimane in circolo nel paziente con emofilia A, che si caratterizza proprio per la mancanza di questa proteina a livello del sangue, maggiore e’ la sua efficacia. Andando a misurare per quanto tempo questa proteina rimane in circolo nel sangue, siamo in grado di capire non solo quanto sia efficace il farmaco ma anche per quanto tempo il paziente possa essere considerato ‘protetto’ perche’ possiede una coagulazione efficace. Nello studio di confronto con ‘Rurioctocog alpha pegol’, ‘damoctocog alfa pegol’ e’ risultato ‘superiore’, in tutti i parametri. Anche in uno studio precedente sempre si farmacocinetica ‘damoctocog’ aveva dimostrato parametri migliori rispetto il FVIII con proteina di fusione. Oltre a questi studi,
come ha presentato anche il Professor De Cristofaro durante il convegno AICE, cominciamo ad ottenere le prime conferme dai pazienti in trattamento nella real life”.
– Qual e’ l’impegno di Bayer nella ricerca e nella curadell’Emofilia A?
“Da sempre come Bayer siamo impegnati nella cura delle persone con Emofilia A. Questa esperienza deriva da oltre 25 anni di vicinanza alla comunita’ emofilica. Siamo presenti con il Fattore VIII ricombinante, la terapia sostitutiva che costituisce lo standard di cura per il paziente con Emofilia A e che previene, tratta e gestisce i sanguinamenti. Siamo inoltre impegnati nella terapia genica e abbiamo siglato un accordo con un’azienda americana per lo sviluppo di questa terapia che puo’ rappresentare un’alternativa di cura molto importante per questi pazienti: la sostituzione del gene mutato, che determina la malattia, con un gene sano e’ in grado di produrre fattore VIII funzionante. Attualmente la terapia genica di Bayer e’ in fase di sperimentazione I-II nei pazienti sopra i 18 anni. Oltre all’impegno nella ricerca con medici, ricercatori e associazioni di pazienti il nostro obiettivo e’ quello di costruire una comunita’ forte al cui centro si trovano le persone con Emofilia A. Numerosi i programmi di supporto ideati per loro e per i caregiver: durante il lockdown, ad esempio, abbiamo attivato un servizio di consegna gratuita a domicilio del farmaco per facilitare i nostri pazienti e, nello stesso tempo, le strutture ospedaliere che, nella fase uno della pandemia, erano in evidente difficolta’. Lo scorso anno inoltre abbiamo contribuito, insieme a Fedemo, l’associazione dei pazienti alla realizzazione di ‘Emofilia dalla A alla Z’, un libro per spiegare l’emofilia alle persone che non la conoscono, destinato a tutti, dai genitori dei piccoli pazienti agli insegnanti e a tutti coloro quindi che ruotano attorno al paziente”.
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